Ferruccio Gattuso
Di estrazione proletaria, movenze da Bronx, caliente latina e con un fondoschiena da urlo. Se davvero Jennifer Lopez, in arte JLo, fosse la nuora dell'icona liberal-snob Jane Fonda, dovrebbe patire ben più tormenti che il suo personaggio in Quel mostro di suocera, commedia in arrivo nelle sale milanesi.
Il film di Robert Luketic - specialista del genere, già regista del giocoso ma arguto La rivincita delle bionde (2001) - è di quelli che offrono risate e qualche astuzia commerciale. A cominciare dalla rentrée su grande schermo della succitata ex Barbarella, che ha fatto passare la quisquilia di tre lustri prima di far sapere all'universo mondo che, dopotutto, sulla sua carta d'identità c'è scritto attrice. Il lasso di tempo giusto, si potrebbe affermare malignamente, per far dimenticare al pubblico americano due o tre cosette, tra cui essere stata Hanoi Jane, polemica piromane di bandiere a stelle e strisce durante i giorni del Vietnam e - forse ancora peggio - protagonista del melenso e terrificante Lettere d'amore, dramma sentimentale del 90 nel quale l'ex sposina di A piedi nudi nel parco insegnava a scrivere a un De Niro analfabeta. Insomma, né l'acido delle polemiche politiche, né lo zucchero delle commedie sbagliate sembrano aver intaccato il fascino e la bravura della vulcanica Jane che, in Quel mostro di suocera fa la parte di una giornalista televisiva sul viale del tramonto.
La signora teme di perdere, dopo l'amato lavoro, anche il figlio (Michael Vartan) a favore di una ragazza fresca e per bene (la Lopez, per l'appunto: santarella color pastello nei film, bomba erotica nei video musicali, vallo a capire). Sullonda di commedie rutilanti e un po' troppo urlate del tipo di Mi presenti i tuoi?, ecco spuntare un'altra storia di rapporti familiari ed esami intorno al tavolo di mamma e papà.
Se persino sua maestà Barbra Streisand si è presa in giro perché non lo posso fare anch'io?, si sarà detta Miss Fonda. La cosa sembra essere piaciuta in giro per il mondo, e soprattutto agli americani: i vecchi eroi, o antieroi, si sa, da quelle parti piacciono, ricordano i bei tempi e fanno pensare che, dopotutto, c'è sempre una seconda chance per tutti. Anche per le fantamiliardarie che collezionano mariti celebri e imperi della comunicazione e proprio non possono annoiarsi a bordo di una piscina hollywoodiana.
Il pubblico americano è magnanimo per natura, la critica invece ama maltrattare i suoi divi. «Vedere questo film è come acquistare un biglietto sola andata verso il tedio», scrive in modo perfido e forbito Reelviews. E l'autorevole New Yorker rincara la dose: «Certo Monster-In-Law (titolo originale, ndr) è una commedia leggera, ma è troppo aspettarsi che i personaggi sfoggino un po' di intelligenza?». Terza cinghiata sui denti dall'Hollywood Reporter, che si chiede per quale motivo Jane Fonda «abbia scelto questo film per tornare sullo schermo dopo 15 anni». Laconico il New York Observer: «Fuffa dimenticabile». Non sono solo dolori, però: c'è anche chi scrive che la Fonda «recita nel ruolo di Viola da vero maestro ed è la vera attrazione del film» (Arizona Daily Star) e difende madame (Rolling Stone) dalle accuse di sguaiataggine: «Che gli snob siano dannati, è uno spasso vedere Jane Fonda intrecciarsi con Jennifer Lopez, anche quando le battute si fanno un po' grevi».
Al suo esordio nelle sale americane Quel mostro di suocera ha incassato circa 24 milioni di dollari, e finora le cifre dicono 82 milioni. Si attende il responso di casa nostra: il film è nelle sale di Brera, Europlex Bicocca, Odeon, San Carlo e Splendor da domani.
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