«Grandi opere e case ai giovani così riuscirò a battere Penati»

Dopo Antonio Zenga, ormai pensionato, è Antonio Lupacchino il nuovo direttore dell’amministrazione scolastica provinciale milanese. Una volta, prima che le scuole diventassero autonome, questa figura si chiamava provveditore agli studi. Un ruolo diverso, ma certo non meno complesso. «Una volta – osserva il neodirettore provinciale – il provveditore governava le scuole con delle circolari. E alle scuole restava solo il compito di attuarle. Adesso abbiamo un compito ben più delicato. Di assistere e sostenere le singole scuole nella loro attività, facendo in modo di rispondere alle loro richieste».
Compito nuovo, ma sempre nella realtà scolastica più impegnativa su tutto il territorio nazionale. Per la quantità degli istituti e del personale impiegato, per la particolare attenzione che l’utenza riserva a questo servizio. Una realtà che Lupacchino frequenta da lungo tempo, addirittura dal 1975, quando arrivò a Milano dal Molise. In scia ad Antonio Zenga, dunque, di cui è sempre stato primo collaboratore. E come Zenga chiamato a far fronte a una situazione difficile con una scarsità di personale che ha pochi paragoni con analoghe situazioni.
«Stiamo studiando con la direzione regionale una nuova organizzazione degli uffici – anticipa il neodirigente scolastico milanese – e insieme troveremo una via d’uscita per far funzionare al meglio la macchina organizzativa della scuola. Ancora una volta comunque dovremo puntare sul senso di responsabilità e lo spirito di sacrificio dei nostri funzionari». Si dà per scontato che ogni funzionario dovrà assumersi almeno due differenti settori amministrativi da gestire, perché l’emorragia di dirigenti che se ne stanno andando in pensione continua e non vengono sostituiti.
Una sfida ardua, dunque, che Antonio Lupacchino si appresta ad affrontare puntando soprattutto sulla collaborazione con gli enti istituzionali del territorio (Comuni, Provincia, Asl) e con i dirigenti scolastici degli istituti di Milano e provincia. «Prima di fare qualsiasi proclama – assicura Lupacchino – mi metterò in ascolto. Soprattutto in ascolto delle scuole. Senza burocrazie, senza conferenze di servizio. Io stesso andrò in giro e verificherò direttamente scuola per scuola che cosa si deve fare. Una cosa è certa: poiché le scuole sono autonome, non possono restare sole e isolate. Bisogna creare delle reti di collaborazione, con gli enti del territorio e con le altre scuole vicine, perché solo dalla collaborazione può nascere qualcosa di buono».
Una questione determinante sarà quella di una razionale organizzazione della distribuzione degli alunni.

Ci sono scuole, ad esempio, frequentate solo da alunni italiani di buona estrazione sociale, e altre affollate di alunni stranieri e alunni disabili. Le cosiddette scuole «bene», insomma, e scuole ghetto. «Una tendenza che non va bene – conclude Lupacchino – a cui dobbiamo porre rimedio. Tutti insieme, superando ogni egoismo locale».

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