Grecia, il governo a pezzi Scontri con i manifestanti

Il partito di estrema destra non voterà a favore del piano di salvataggio internazionale. Ministro e tre sottosegretatri lasciano il governo. Lascia anche il vice ministro degli esteri. Sciopero generale di 48 ore, manifestanti in piazza. Scontri con le forze dell'ordine

Grecia, il governo a pezzi Scontri con i manifestanti

L'accordo politico sulle nuove misure di austerità pretese da Ue e Fmi in cambio di nuovi aiuti sembrava cosa fatta. Invece, tra i tre partiti che sostengono il governo di Lucas Papademos ce n'è uno che si è tirato fuori. George Karatzaferis, il leader del partito di estrema destra, ha annunciato che non voterà a favore del piano di salvataggio internazionale da 130 miliardi di euro.

"Ho spiegato agli altri leader politici che non posso votare per questa intesa", ha detto Karatzaferis, il cui partito dispone di 15 dei complessivi 300 voti parlamentari, comunque pochi per essere determinanti ai fini dell’approvazione del piano di salvataggio

I ministri del partito greco di estrema destra Laos hanno presentato le proprie dimissioni al primo ministro Lucas Papademos. Adesso spetterà al premier scegliere se accettare o meno le dimissioni.

La situazione in Grecia continua ad essere tesa. Uno dei principali sindacati della polizia ellenica, la Poasy, ha chiesto alle autorità competenti di emettere ordini di arresto a carico dei rappresentanti in Grecia della cosiddetta troika, che accusano apertamente di voler strangolare il Paese attraverso le misure draconiane imposte al governo di Atene per evitare il default.

Il messaggio è stato fatto recapitare direttamente agli interessati: Poul Thomsen del Fondo Monetario Internazionale, Servaz Deruz della Commissione Europea e Klaus Mazuch della Bce. "Siate avvertiti del fatto che, in quanto legittimi delegati della polizia greca, esigiamo siano emessi nei vostri confronti ordini di arresto per una vasta gamma di reati previsti dalle leggi vigenti, in armonia con il nostro codice penale", si legge nella missiva della Poasy.

I tre emissari sono accusati tra l’altro di "estorsione, istigazione occulta all’eliminazione o alla riduzione delle politiche democratiche e della sovranità nazionali, interferenza indebita in procedure legali fondamentali".

Nel frattempo, nel centro di Atene, si sono verificati nuovi scontri tra manifestanti e agenti. Nella centralissima piazza Syntagma, proprio davanti alla sede del Parlamento ellenico, centinaia di dimostranti incapucciati o con il volto nascosto da caschi da motociclista sono usciti dal corteo e hanno attaccato la polizia con molotov, pietre e mattoni. Gli agenti in assetto anti-sommossa hanno reagito con un fitto lancio di lacrimogeni e compiendo diverse cariche. Almeno una persona è stata arrestata ed è stato segnalato un ferito. 

Nel Paese è in corso uno sciopero generale di 48 ore contro le nuove misure di austerità.

Migliaia di persone si sono riversate nelle strade di Atene per protestare contro i provvedimenti decisi dall’esecutivo, tra i quali la riduzione del 22 per cento sui salari minimi e i licenziamenti nel pubblico impiego. Nel pomeriggio Papademos convocherà l’esecutivo per decidere i prossimi passi, ma all’esterno dei palazzi di potere le tensioni sociali non si placano.

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