Grifoni a porte chiuse Il Genoa si blinda nel fortino di Pegli

Porte chiuse e bocche cucite, nei giorni che precedono il derby la scaramanzia regna sovrana. Meno male che ci pensano gli ex ad aggiungere un po’ di pepe alla sfida. Beppe Biava ha l'invidiabile record di tre derby vinti su tre giocati. All'andata venne espulso dopo quaranta minuti, ma il ricordo di quella sera è dolce. «Adesso posso rivelarlo - ha confidato il giocatore della Lazio al portale Pianetagenoa1893.net -. Mi sono fatto buttare fuori apposta perché altrimenti la partita sarebbe stata ancora più facile. L'unico modo per dare una speranza ai nostri avversari era quello di farli giocare in superiorità numerica per cinquanta minuti. Ovviamente sto scherzando, si tratta di uno sfottò da derby, non vorrei che le mie parole fossero mal interpretate. Anzi i miei compagni sono stati davvero bravi a incrementare il punteggio, pur dovendo correre il doppio». Biava guarderà la stracittadina in tv «magari assieme a Floccari con la speranza e la convinzione che il Genoa possa calare il poker, ma non sarà facile perché ai blucerchiati la vittoria manca da tanto tempo e la loro posizione di classifica è molto buona…».
Meno quattro al derby, nessuna novità dall'infermeria, a parte voci non confermate di qualche problemino muscolare per Amelia: Acquafresca, Dainelli e Tomovic hanno proseguito nel lavoro differenziato. Il resto della truppa si è cimentato in una lunga serie di partitelle, alle quali hanno preso parte sette Primavera: Bertoncini, Boakye, Cofie, Grea, El Shaarawy, Terigi e Lazarevic. Prima parte del pomeriggio dedicata all'analisi dei filmati dell'ultima gara contro il Livorno: venti minuti in sala video col professor Luca Trucchi in cabina di regia. A lui Gasp ha affidato il compito di filmare le partite del campionato, grazie a un nulla osta della Lega calcio, e gli allenamenti.
Mentre il Grifo prepara il derby, l'Inter di Milito aspetta il Barcellona di Messi ed Enrico Preziosi rivela: «Quando ero patron del Como, avevamo avuto la possibilità di prendere Messi per un provino, ma lo scartammo. Lo seguivamo otto anni fa e già a quei tempi era un fenomeno, aveva tocchi di palla che solo i campioni possono avere. Abbiamo deciso di non prenderlo per varie situazioni del Como e il Barcellona ha fatto il colpo. Rammarico? Avere uno come lui, è come avere mezza squadra. Avremmo sistemato i nostri bilanci per 30 anni, però in quella circostanza il fenomeno non sono stato io, ma un direttore sportivo.

Molto spesso sono i direttori sportivi che si occupano dei giovani, che decidono di ingaggiarli oppure uno. Per Messi avevamo una persona che lo seguiva, avevamo parlato con la famiglia, era molto entusiasta di venire in italia, poi però non se ne è fatto nulla».

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