Unecologista con yacht, fuoristrada, Ferrari e una villa che consuma come una discoteca riminese: laccusano di tutto, Beppe Grillo, e il problema è che è tutto vero.
Ieri il settimanale Vanity Fair ha reso nota unintervista di Chicco Testa, ex amministratore Enel di area diessina: «Grillo non mi piace», dice Testa, «e il suo blog è un concentrato di leggende metropolitane e populismo. Ai tempi in cui ero ancora presidente del Consiglio di amministrazione dellEnel», racconta, «Grillo diceva che a casa sua, con il solare, produceva tanta energia da vendere poi quella in eccesso. Ma feci fare una verifica e venne fuori che da solo consumava come un paesino».
Accidenti. In effetti la villa di Grillo è piuttosto nota per i suoi pannelli solari. Andò a viverci quando si trasferì al quartiere di SantIlario, la Hollywood di Genova, più o meno nella seconda metà degli anni Ottanta. Sono i giorni dei suoi spot pubblicitari per gli yogurt Yomo (poco in linea con certe sue intransigenze future) dove diceva «Ci hanno messo 40 anni per farlo così buono». Indossava la felpa «University of Catanzaro» e per quella pubblicità vinse anche un Telegatto. Comunque sia: non è chiaro se Grillo pagò linstallazione dei pannelli solari (più una centralina fotovoltaica in giardino) oppure se laiutarono degli sponsor: sta di fatto che si fece mettere 20 kilowatt contro i 3 kilowatt medi delle case italiane. In altre parole, Grillo consumava e consuma come 7 famiglie. A proposito del solare: quanta energia può produrre un privato?
«Parecchia», disse in unintervista rilasciata a Beppe Severgnini sul Corriere della Sera, «ma i costi sono fissi e non si può distribuirla agli altri, ci si dovrebbe immettere nel sistema dellEnel, che non ci sta». Ed ecco che Grillo mise progressivamente nel mirino Chicco Testa, al tempo amministratore dellEnel, azienda che finanziava Legambiente, Wwf, Fai e altre associazioni ambientaliste. «Lo fanno per coprirsi, per mettersi al riparo», mugugnò Grillo». LEnel, oltretutto, decise di permettere lallacciamento alla rete degli impianti fotovoltaici (come il suo) e addirittura di rivendere lelettricità in eccesso allEnel stessa. Quello che lui voleva. Il suo contratto di fornitura, con apposito contatore, fu il primo dItalia: e da lì parte la leggenda dellindipendenza energetica di Grillo. Il dettaglio è che non è vero. Limpianto di Grillo è composto da 25 metri quadri di pannelli e produce al massimo 2 kilowatt. E lui come visto ne consuma 20. Eppure una parte dellenergia solare Grillo la rivende, stando a lui: «Io in casa ho due contatori», disse il comico al Resto del Carlino nel 2001, «e uno è per lenergia elettrica che compro dallEnel, laltro per quella che gli vendo. Produco energia coi pannelli solari, e quella che non uso la vendo allEnel. Una libidine pazzesca». Misteri della tecnologia, ma probabilmente è ignoranza nostra: se i pannelli coprono un decimo del suo fabbisogno, di che eccessi parla? E perché la rivende? Conviene, forse? Qui, appunto, interviene Chicco Testa a scoprire che il solare di Grillo se va bene gli alimenta il frullatore e poco altro.
A ogni modo le polemiche ambientaliste di Grillo salivano di tono proprio in quel periodo: «Anche Chicco Testa dovrebbe essere ecologista, e tutto quello che sa dire è che ci vuole più energia quando il 90 per cento di energia di una lampadina va sprecata. Non si tratta di produrre più energia, ma di risparmiarla». Hai capito. Grillo parla di risparmio e ha una fornitura da 20 kilowatt.
Altro discorso riguarderebbe il possesso da parte di Grillo di yacht che certo non funzionavano a carbone. Il suo Magnum di 12 metri, peraltro, affondò in Sardegna nel 97, con lui al timone.
Filippo Facci
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