Guardare negli occhi il crudo Nord-est. Ma con grandissima tenerezza

In «Bea vita!» Romolo Bugaro racconta gioie, dolori, sogni e incubi del motore della Nazione.

Matteo Sacchi
Profondo Nord-est. Un pezzo d'Italia che si racconta poco e che viene raccontato poco. Eppure è il motore economico del nostro Paese, un motore fatto di decine di migliaia di ingranaggi (ogni rotellina una piccola impresa). Un motore, ormai un po' acciaccato in cui milioni di persone lavorano, vivono, sognano. Ma come vivono e cosa sognano?
Non si sa, perché le loro vite vengono appiattite nella cronaca dei giornali, nei luoghi comuni un po' idioti sul veneto casa e chiesa, sul friulano capace solo di ammazzarsi di fatica, sul razzismo presunto e sempre in camicia verde.
Uno spaccato diverso, molto poco luogocomunista ce lo regala invece Romolo Bugaro nel suo Bea Vita! Crudo Nordest (Laterza, euro 9,50, pagg. 100). Bugaro, che è avvocato e che ha sfornato romanzi come La buona e brava gente della nazione, in questo libro si muove con un piglio che non è quello della narrazione di fantasia e nemmeno quello del saggio sociologico. Semplicemente racconta la gente della sua Padova per come la conosce, per come gli passa davanti in Via San Fermo, per come l'ha incontrata negli uffici di piccole aziende o nelle piazze dei paesi. Ne esce una serie di ritratti, di bozzetti schizzati con rapidità e precisione. Mettendoli assieme, ecco, quasi per miracolo si sente l'odore vero di un Nord est che guarda in faccia se stesso e la crisi: le giovani segretarie senza contratto che guardano vestiti griffati che costano otto stipendi, i ragionieri che combattono contro i protesti di pagamento, gli avvocati rampanti che lavorano 20 ore al giorno, l'imprenditore che non molla, l'imprenditore che fallisce e fallendo scopre che non gli è mai importato dei soldi...
Persone vere: persone «abituate a spingere senza un'attimo di tregua, costantemente disponibili all'oltrepassamento dei propri limiti di resistenza» che si sarebbero aspettate un esito diverso. E che un esito diverso forse si meritavano.
Ma oltre all'affresco «realviscerale» molto ben riuscito il merito del libro è un'altro.

Bugaro nel «congedo» sogna che al Nord-est si possa appiccicare un lieto fine. Dire una cosa del genere in un paese dove l'intellighentia deve essere per forza mesta e malpancista a oltranza è una boccata d'ossigeno. Un boccata che sa di Nord-est.

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