Guerra di donne gay per l’eredità del fondatore di Ibm

Olive Watson adottò la compagna per legarla a sé Si sono lasciate, ma lei reclama i miliardi di famiglia

Guerra di donne gay per l’eredità del fondatore di Ibm

da New York

Per amore l’aveva adottata, anche se avevano la stessa età. Ma lei voleva che la sua amante lesbica avesse diritto a sentirsi come una moglie: amata, rispettata e protetta.
Dopo sedici anni si erano lasciate e ognuna era andata per la propria strada. La loro era una love story come tante, un amore saffico finito in una delle troppe litigate provocate da due caratteri spigolosi e difficili. Ma la donna in questione non era una americana come le altre: era Olive Watson, nipote del fondatore dell'impero dell'Ibm, Thomas Watson Senior. Una donna ricchissima, ma con un cruccio: non poter sposare Patricia Prado, sua partner da molti anni, perché New York non riconosceva le nozze tra donne. Così aveva fatto ricorso a uno stratagemma in grado di creare comunque un vincolo legale: nel 1991, a 43 anni, aveva adottato la sua compagna, più vecchia di lei di qualche mese.
Per farlo avevano scelto il tribunale di Portland, nel Maine, uno stato in cui un adulto poteva adottare un altro adulto. Con una piccolo bugia: la Watson aveva dichiarato di essere residente nel Maine, di vivere a tempo pieno nell’immensa tenuta di proprietà della sua famiglia. Una scelta mirata: a New York il fenomeno delle finte adozioni tra gay si era talmente diffuso che è stato vietato
Quando la loro convivenza era finita, la miliardaria aveva regalato alla Spado, una architetta d’interni di New York, mezzo milione di dollari come ben servito, ma non era riuscita ad annullare l’adozione. Così, quando la madre di Olive era scomparsa nel 2004, dividendo la sua immensa fortuna tra i suoi 18 nipoti e il nome della Spado non era apparso su quella lista, l’architetta si era fatta avanti. Aveva querelato l’ex amante lesbica e aveva scatenato una battaglia legale per entrare in possesso di una fetta del patrimonio della sua facoltosa famiglia. Secondo gli addetti ai lavori, l’esito della lite è destinato a influenzare il futuro dei diritti dei partner gay, in caso di «divorzio»; ma nel frattempo negli Stati Uniti sta diventando una perfetta storia da gossip, farcita di tutti i dettagli di cui sono assetati i rotocalchi rosa: una miliardaria che vive a Miami e agli Hamptons con un’altra compagna e due figli adottati; una famiglia sul modello della serie tv Dallas che si vede sbattuta in prima pagina mentre arruola stormi di avvocati per schiacciare una donna che porta il loro cognome e che dichiara di essersi sempre aspettata una fetta dei miliardi dei Watson, di cui ha disperatamente bisogno per pagare le spese mediche di sua madre, gravemente malata.
«L’adozione è stata stabilita dai tribunali americani affinché un adulto possa proteggere i diritti di un figlio, di un minorenne. Certamente non affinché venga protetta una relazione sessuale tra due donne», ha dichiarato al tribunale di Rockland, nei giorni scorsi, il legale della famiglia Watson, Stephen Hanscom. «L’anziana signora Watson, vedova del fondatore di Ibm, aveva ricevuto precise disposizioni dal marito in punto di morte. Doveva dividere l’eredità tra i suoi 18 nipoti legittimi e il nome della Spado certamente non appariva su quella lista».
Ma i legali della Spado la pensano diversamente: «La madre di Olive mi voleva molto bene - ha dichiarato -. Era grata che avessi raddrizzato sua figlia, che prima di conoscermi viveva in maniera spericolata. Per il mio compleanno mi aveva regalato un braccialetto di Bulgari e mi aveva abbracciato come una figlia. Visto che sono stata adottata da Olive Watson, tecnicamente anche io sono nipote legittima dei suoi genitori».
Cerca di sfuggire dai paparazzi la 59enne Olive, che si ritrova una figlia adottiva di 60 anni, non più desiderata.

Si gettano invece davanti ai paparazzi i legali delle associazioni per i diritti dei gay sbandierando a quali estremi devono ricorrere per veder riconosciuta la protezione economica alle loro unioni. Dimenticano però che se si fosse trattato un matrimonio eterosessuale, la Spado non avrebbe affatto avuto diritto all’eredità della madre del proprio compagno.

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