Truppe Nato e agenti della Cia: cosa succede davvero in Ucraina

Fin dall'inizio della guerra, operativi della Nato sono stati inviati in Ucraina con ruoli "non combattenti", come la manutenzione e l'addestramento all'uso dei dispositivi occidentali o la raccolta di intelligence

Truppe Nato e agenti della Cia: cosa succede davvero in Ucraina
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Personale militare della Nato si trova già sul campo in Ucraina. La rivelazione è venuta da una fonte ufficiale, il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, che non ha specificato da quali Paesi questi soldati provengano. Mosca non ha manifestato sorpresa o indignazione, sottolineando come fosse impossibile nasconderlo. Rimangono però ignoti i compiti affidati a questi soldati occidentali, così come il loro numero.

Quando è scoppiata la guerra, vi erano degli operativi Nato nel Paese invaso dalla Russia con ruoli di addestramento, sicurezza nelle varie ambasciate e raccolta di intelligence. Dopo che la maggior parte del personale e delle delegazioni straniere sono state evacuate, un numero non precisato di agenti della Cia si sono spostati nella parte più a ovest della nazione sotto attacco, per assistere gli ucraini nella raccolta e nell’analisi di informazioni sul comparto militare della Federazione e obiettivi sensibili all’interno del territorio nemico. Per quanto riguarda soldati Nato in senso stretto, il loro numero è probabilmente aumentato quando gli alleati hanno iniziato a mandare ingenti quantità di armi ed equipaggiamento a Kiev.

Come in tutti gli Stati ex-sovietici, infatti, le forze armate ucraine sono state abituate a usare dispositivi prodotti nell’ormai scomparso blocco comunista. Per utilizzare al meglio i sistemi occidentali, dunque, è stato necessario un addestramento che si è svolto sia fuori, sia dentro il Paese. Personale del Patto atlantico, inoltre, è vitale per la manutenzione dell’equipaggiamento e per la valutazione della sua efficacia sul campo. Alcuni Stati hanno anche considerato la possibilità di produrre armi e preparare i militari ucraini in patria, come ad esempio il Regno Unito. Nel settembre 2023, il ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha dichiarato di aver discusso con i vertici dell’esercito di Sua maestà la possibilità di inviare truppe nella parte ovest della nazione in guerra per un programma di addestramento e di sostenere in loco l’apertura di fabbriche di materiale bellico, come già deciso dalla Bae Systems.

In tutte queste circostanze, il personale Nato è (o sarebbe) classificato come “non combattente”, in modo da non scatenare un conflitto con la Russia. Il presidente francese Emmanuel Macron, però, ha ventilato l’ipotesi dell’invio di un nutrito contingente nel Paese e il Cremlino ha avvisato che una mossa del genere segnerebbe l’inizio delle ostilità con l’Occidente. Il ministro degli Esteri francese Stéphane Sejourne ha poi specificato che, anche in quel caso, i soldati atlantici non avrebbero un ruolo attivo nei combattimenti, ma gli altri Stati dell’Alleanza si sono comunque nettamente opposti. La maggior parte della Nato, dunque, sembra intenzionata a mantenere un ruolo di sostegno e rifornimento nei confronti di Kiev, senza impiegarsi in prima persona.

Una posizione, questa, che sta iniziando a mostrare le sue debolezze. La Russia, infatti, è dotata di una capacità produttiva nel settore bellico decisamente maggiore e da più Paesi, Stati Uniti in testa, il flusso degli aiuti sta calando o si è fermato.

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