
Nella giornata di ieri due aerei Awacs (Airborne Warning and Control System) E-3 “Sentry” dell'U.S. Air Force sono giunti nella zona di competenza dell'U.S. Centcom (Central Command), probabilmente presso la base di al-Udeid in Qatar, con un volo diretto dalla loro sede situata in Oklahoma, la Tinker Air Force Base.
Di tutti i movimenti di assetti statunitensi nell'area mediorientale osservati in queste settimane, questo è forse il più indicativo della preparazione di un attacco imminente all'Iran: i velivoli in questione, infatti, sono fondamentali per la condotta delle operazioni aeree in quanto coi loro strumenti di bordo, tra cui un grande radar da scoperta situato in un disco rotante al di sopra della fusoliera, rilevano i bersagli in aria e sulla superficie terrestre e marina fornendo in tempo reale la loro posizione agli assetti “amici” presenti sul campo di battaglia.
Gli Stati Uniti, come accennato, stanno spostando le proprie forze in Medio Oriente da settimane: sappiamo, ad esempio, che il gruppo d'attacco della portaerei “Carl Vinson” ha lasciato il Pacifico Occidentale per dirigersi verso il la penisola arabica (ha doppiato lo Stretto di Malacca il 4 aprile). Il gruppo, oltre alla portaerei, comprende un incrociatore e un cacciatorpediniere, che probabilmente non andrà a sostituire il Csg (Carrier Strike Group) della portaerei “Truman” presente nell'area del Mar Rosso, in quanto il suo dispiegamento operativo è stato prolungato di un mese rispetto a quanto originariamente previsto. Sappiamo anche che ulteriori aerei da attacco A-10 sono giunti in Medio Oriente, anche se non sappiamo dove esattamente siano stati dislocati, e che ci sono bombardieri strategici B-2 (6 o 7) nella base di Diego Garcia, isola dell'Oceano Indiano già utilizzata come punto di partenza per le operazioni aeree in Afghanistan durante quel lungo conflitto.
Sebbene siano in corso trattative con l'Iran relative alla questione nucleare, è evidente che Washington voglia comunque proseguire nella sua strategia di massima pressione su Teheran e che preveda di ricorrere allo strumento militare qualora esse non dovessero approdare alla stipula di un nuovo accordo.
Sappiamo, infatti, che lo scorso 19 aprile, a Roma, il ministro degli esteri iraniano Seyed Abbas Araghchi e l'inviato statunitense Steve Witkoff si sono incontrati, con la mediazione dell'Oman, per trovare una soluzione all'annosa questione discutendo della possibilità per l'Iran di vedere tolte le sanzioni internazionali e di poter sviluppare l'energia nucleare a fronte della rinuncia allo sviluppo di armamento atomico, ma a oggi non si è giunti a nessun tipo di accordo formale.
Gli Stati Uniti, col ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, hanno intrapreso una politica di massima pressione sull'Iran, anche per far cessare il sostegno agli Houthi yemeniti che stanno bersagliando il traffico mercantile nel Mar Rosso da più di un anno, andando a colpire con nuovi provvedimenti sanzionatori il settore petrolifero di Teheran, giudicato la primaria fonte di introiti di quel Paese.
Queste azioni, come detto, sono state accompagnate da un dispiegamento di forze che non si vedeva nell'area mediorientale dai tempi dei conflitti in Iraq e in Afghanistan, ma sono forse i dettagli di questi dispiegamenti che lasciano presagire che Washington stia optando, o anche solo considerando, la possibilità di un intervento armato per colpire le infrastrutture nucleari iraniane: oltre agli Awacs arrivati ieri, sappiamo che i B-2 giunti a Diego Garcia sono stati accompagnati da un folto numero di aerei da trasporto C-17 che, con ogni probabilità, hanno trasportato armamento idoneo a colpire i bunker dove gli iraniani ospitano le loro strutture di ricerca nucleare.
Gli Usa, recentemente, hanno anche trasferito un battaglione di missili da difesa aerea “Patriot” dall'Indo-Pacifico al Medio Oriente, proprio per aumentare le difese antimissile in caso di attacco di rappresaglia iraniano.
Per far capire la serietà della situazione, giova ricordare che un battaglione di missili “Patriot” è composto in genere da quattro batterie, ciascuna delle quali comprende un sistema di lancio montato su camion con otto lanciatori, radar, una stazione di controllo e un generatore e che il trasferimento ha richiesto 73 voli di aerei da trasporto C-17, ciascuno dei quali può trasportare carichi fino a 77 tonnellate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.