Il monito sulla missione Unifil giunge forte anche da Washington: il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha oggi ribadito che "Unifil gioca un ruolo importante in Libano e rispettiamo questo ruolo", aggiungendo che la Casa Bianca vuole che tutti rispettino il ruolo che le Nazioni Unite hanno conferito alla missione di peacekeeping, e come questo valga anche per Israele. Kirby, riferendosi alla lettera inviata agli omologhi israeliani dal segretario di Stato Antony Blinken e dal capo del pentagono Lloyd Austin, ha sottolineato che il presidente Joe Biden ha espresso "con costanza" le sue preoccupazioni a Israele anche per la situazione umanitaria a Gaza.
Le postazioni Unifil nel sud del Libano sono state attaccate almeno venti volte dal 1°ottobre e cinque soldati sono rimasti feriti, secondo i dati delle Nazioni Unite. Il portavoce Onu Stephane Dujarric, nel corso dell'incontro quotidiano con i media, ha ricordato ancora una volta come gli attacchi alle forze di pace "possono costituire un crimine di guerra". Ma per ora i soldati di Unifil restano in Libano, sebbene in condizioni precarie.
Con il proseguire degli scontri e la campagna elettorale agli sgoccioli, Washington ha sempre più difficoltà a tenere a bada un alleato indomabile come Tel Aviv, onde evitare di essere trascinati in un conflitto più ampio. Venerdì scorso il presidente Biden ha dichiarato che Israele dovrebbe “assolutamente” fermare gli attacchi contro le forze di peacekeeping, a seguito degli incidenti che le Idf continuano a derubricare come "errori tattici". Quando venerdì gli è stato chiesto se avrebbe incoraggiato Israele a fermare gli attacchi alla missione delle Nazioni Unite, il presidente ha risposto "assolutamente".
La comunità internazionale sembra quanto mai compatta nel condannare gli attacchi alle forze di interposizione in Libano oltre alla richiesta di ritiro da parte delle forze israeliane. Ai microfoni dell'Adnkronos Andrea Tenenti, portavoce Unifil, ha dichiarato che Unifil resterà dov'è a meno che non dovesse verificarsi un avvenimento più grave, che determini un effetto domino per cui un Paese lascia e gli altri lo seguono a ruota.
"Al momento, con un livello 2 di media sicurezza, i soldati possono stare anche fuori dai bunker, fare delle operazioni, seppur limitate e con giubbotti, elmetti e gap - spiega Tenti - Ieri c'è stato un incontro del Consiglio di Sicurezza che è stato abbastanza diretto nell'esprimere il supporto alla missione per la sua permanenza e una condanna agli attacchi contro i Caschi blu.
Anche gli Stati Uniti hanno detto che i peacekeeper non possono e non devono essere soggetti ad attacchi da parte di nessuno. C'è, quindi, una comunità internazionale compatta su questo. Tuttavia, quanto al trovare una risoluzione al problema, una mediazione, ce ne vuole. Un cessate il fuoco sembra lontano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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