Massima allerta in Medio Oriente. Stando a quanto riportato da Bloomberg, gli Stati Uniti ritengono “imminente” un attacco da parte del’Iran o dei suoi proxy contro obiettivi militari e governativi in Israele. L’intelligence di Washington ha concluso che esso potrebbe essere portato a termine con missili balistici di precisione e verificarsi nei prossimi giorni.
Secondo gli alleati occidentali di Tel Aviv, è improbabile che Teheran decida di prendere di mira strutture civili, limitandosi ad installazioni legate alle Idf. L’attacco, inoltre, potrebbe non arrivare necessariamente dalle aree a nord di Israele sotto il controllo degli Hezbollah, alleati storici degli ayatollah. Funzionari dello Stato ebraico si sono detti d’accordo con queste considerazioni e hanno pubblicamente minacciato la Repubblica islamica, dichiarando che in caso di attacco contro il territorio israeliano verrà colpito direttamente il suolo iraniano.
La possibilità sempre più concreta di un allargamento del conflitto nel Levante ha portato le ambasciate e missioni diplomatiche straniere a preparare piani per l’evacuazione, mentre Israele ha richiamato i riservisti e chiesto agli alleati rifornimenti di emergenza come generatori elettrici e telefoni satellitari. Il presidente americano Joe Biden, inoltre, ha rinnovato l’impegno degli Stati Uniti alla difesa dello Stato ebraico, nonostante le tensioni con il premier Benjamin Netanyahu. “Il nostro impegno a favore della sicurezza di Israele contro le minacce dell'Iran e dei suoi proxy è ferreo. Faremo tutto ciò che possiamo per proteggere la sicurezza di Israele”, ha dichiarato.
Teheran ha minacciato Tel Aviv di una “vendetta inevitabile” dopo il raid del 1° aprile contro il consolato iraniano di Damasco, nel quale sono stati uccisi tre alti ufficiali dei pasdaran, i Guardiani della rivoluzione islamica. In risposta, lo Stato ebraico ha messo in stato di allerta l’aviazione, chiuso 28 sue ambasciate e ritirato parte delle truppe dalla Striscia di Gaza. Non è ancora chiaro, però, se gli ayatollah siano pronti a rischiare di scatenare una guerra che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza del regime.
Ne è un’indicazione il fatto che il comandante della marina dei pasdaran abbia invocato la creazione di una grande coalizione di eserciti musulmani contro “il nemico sionista”. Parole che, forse, nascondono la consapevolezza che, contro Tel Aviv e Washington, Teheran verrebbe sconfitta e il suo ruolo di potenza regionale sarebbe drasticamente ridimensionato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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