Il buono, il brutto, il cattivo. Alla fine per colpa di Putin finiscono tutti impallinati

Il buono, il brutto, il cattivo. Alla fine per colpa di Putin finiscono tutti impallinati
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Sotto il sole feroce del Texas, nel capolavoro di Sergio Leone Il Buono, il Brutto e il Cattivo, tre soggetti poco raccomandabili si sfidano all'ultimo sangue tra le tombe di un cimitero per riservarsi l'esclusiva su un favoloso tesoro nascosto sottoterra. Anche nelle fredde pianure della Russia, in questi giorni, si è svolta lasciando spazio a un po' di fantasia una sfida paragonabile. Con l'importante differenza che ciascuno dei tre cercava un tesoro diverso.

Nel nostro caso, il Buono è il cardinale Matteo Maria Zuppi, inviato dal Papa a Mosca per percorrere ogni possibile via che conduca al tesoro che Francesco individua nella pace tra Russia e Ucraina. Visto l'obiettivo, il porporato è Buono per definizione. Il che non impedisce di notare che, recandosi nella tana del lupo, si fosse assunto il rischio di finire da esso (anzi, da essi: uno era il rappresentante di Vladimir Putin, Yuri Ushakov, l'altro il putinianissimo patriarca ortodosso moscovita Kirill) strumentalizzato per i fini del regime. In particolare, Zuppi avrebbe dovuto evitare di favorire una pace basata sulle ragioni dell'aggressore, e quindi né buona né giusta. A evitare il rischio ha provveduto il Cremlino stesso, chiarendo che di pace al momento non si parla proprio. Pive nel sacco, dunque, per il Buono, a differenza di Clint Eastwood nel film.

Il ruolo del Brutto spetta qui a Viktor Orbàn, che come il personaggio interpretato da Eli Wallach crede sempre di essere il più furbo tra i furbi. Il premier ungherese, cavallo di Troia di Putin a Bruxelles ma anche abile gestore delle sue fortune con Mosca, ha il suo tesoro in un sempre più alto premio pagatogli sia dagli europei che dai russi: i primi per ottenere da lui che non si frapponga sempre con qualche ricatto sulla via delle risoluzioni approvate a maggioranza, i secondi invece per farlo. A forza di esagerare, però, Viktor il Brutto rischia di ritrovarsi come Wallach nel film: con un pugno di mosche in mano. I partner europei, infatti, potrebbero una buona volta stancarsi dei suoi ostruzionismi e decidersi a introdurre nuove regole (maggioranza qualificata) che li rendano inutili.

Il Cattivo, come dubitarne, è Evgenij Prigozhin. Uomo feroce al punto da trasformarsi da losco imprenditore a capo di una banda di mercenari pronti a qualsiasi crimine al servizio del potere centrale. Il Cattivo è anche avidissimo, e finché lo era solo di denaro poteva ancora andare: solo ai Buoni non interessa arricchirsi. Ma è quando ha cominciato a puntare anche al tesoro del potere che sono iniziati i guai. Perché il Cattivo, essendo diventato indispensabile al Dittatore personaggio che nel film di Leone non c'è, ma che qui è sempre presente anche se invisibile ha creduto di potersi mettere sul suo stesso piano. Di poterlo sfidare sul piano politico. Ha cominciato a prendersela con altri Cattivi a suo avviso minori, il ministro della Difesa Shoigu e il capo di Stato Maggiore Gerasimov, chiedendone la testa per inettitudine e dimenticando l'importanza della loro vicinanza al Dittatore. Poi si è montato la testa e, probabilmente contando sull'aiuto di altri Cattivi tipo il generale «Armageddon» Surovikin, ha puntato direttamente su Mosca, ovvero sul Dittatore.

Il quale il suo sporco mestiere lo sa fare e ha fatto sapere a lui e ai suoi complici che, a quel punto, i rispettivi familiari avrebbero pagato per il loro ammutinamento. E lì il golpe è finito, perché anche i cattivi tengono famiglia. Ma come accadde a Lee Van Cleef, il saldo finale del conto potrebbe ancora dover arrivare.

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