Dal cercapersone al monopattino: così la banalità del male fa strage

Gli strumenti della normalità usati dalle intelligence per eliminare i nemici

Dal cercapersone al monopattino: così la banalità del male fa strage
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Dai cercapersone dinamitardi al monopattino esplosivo. La banalità del male teorizzata nel saggio di Hannah Arendt (Eichmann in Jerusalem: a report on the banality of evil, 1963) trova oggi un «degno» corollario nella nuova normalità degli strumenti utilizzati per seminare morte. Le immagini del monopattino-bomba che ha ucciso due giorni fa a Mosca il generale russo Kirillov e il suo assistente sono scioccanti per la drammaticità dell’attentato.

Ma spingono a una riflessione anche rispetto al «mezzo» adoperato dai killer per eliminare il nemico: un normale monopattino adagiato al muro dell'ingresso del palazzo dove le vittime sono state dilaniate dopo che una mano anonima (ma la rivendicazione ucraina è certa) ha attivato il comando a distanza. Tutto «grazie» a un insospettabile monopattino parcheggiato sul marciapiede, così come siamo abituati a vedere nelle nostre città: oggetti che ormai percepiamo come parte integrante del panorama metropolitano. Uno strumento a prima vista innocuo e per questo dalle potenzialità ancor più subdole, impermeabile a operazioni di bonifica preventiva rispetto all'obiettivo da colpire e che passerebbe inosservato anche all’occhio attento di una scorta (che tuttavia il generale Kirillov non aveva).

Scenario da autentica cyberwar quello invece messo a punto dai servizi segreti israeliani per neutralizzare tra il 18 e 19 settembre scorso il maggior numero di miliziani filo-iraniani dotati di «cicalini» e walkie talkie; un malware azionato da un sms, e boom: morti e feriti tra cui il l’ambasciatore iraniano in Libano, ecco il bilancio dell’«esplosione da remoto» ideata dal Mossad.

Un «salto qualitativo» rispetto ai semplici giocattoli-bomba lasciati dai militari russi sul territorio ucraino, almeno secondo le foto postate su Telegram da Anton Gerashenko, consigliere del ministro dell’Interno di Kiev: palloni e bambole imbottite di tritolo per non avere pietà neppure dei bambini.

Un po’ come l’esplosivo nascosto negli ovetti Kinder o nei barattoli di Nutella del nostro Unabomber che terrorizzò il nord-es d’Italia dal 1994 al 2006. Ancora oggi - dopo l’assurda persecuzione giudiziaria i danni dell’innocente ingegner Elvio Zornitta - non sappiamo la sua identità. Ma questa è un’altra storia.

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