Il lotto dall’Iran, l'hacking, le esplosioni sincronizzate: così il Mossad ha colpito i miliziani di Hezbollah in Libano

Tante le ipotesi dietro i cercapersone esplosi tra Libano e Siria. Secondo alcuni sono stati hackerati, per altri sono stati modificati mentre si spostavano dall'Iran

Il lotto dall’Iran, l'hacking, le esplosioni sincronizzate: così il Mossad ha colpito i miliziani di Hezbollah in Libano
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Nella giornata di oggi centinaia di appartenenti a Hezbollah, il movimento politico e paramilitare filoiraniano libanese, sono stati feriti dall'esplosione dei propri cercapersone. Un funzionario del gruppo libanese, parlando in condizione di anonimato, ha affermato che la detonazione dei cercapersone è stata la “più grande violazione della sicurezza” a cui è stata sottoposta Hezbollah in quasi un anno di guerra con Israele.

Le esplosioni sono avvenute in un contesto di graduale escalation tra lo Stato ebraico e il gruppo filoiraniano, coinvolti in un conflitto lungo il confine libanese da quando è scoppiata la guerra nella Striscia di Gaza dopo i fatti del 7 ottobre.

A quanto risulta dalle prime testimonianze, le esplosioni dei cercapersone che state tutte simultanee e sono avvenute tra il Libano e la Siria e secondo il centro operativo di crisi libanese, gestito dal ministero della Salute, ci sarebbero attualmente circa 8 morti e 2500 feriti che stanno arrivando negli ospedali per cure urgenti, tra di essi anche l'ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani.

L'ombra di un attacco del Mossad

Sebbene non si sappia con esattezza la causa dell'esplosione dei carcapersone, si sospetta che sia un'operazione del Mossad, il servizio segreto israeliano. L'ipotesi più accreditata, per il momento, è che i dispositivi siano stati hackerati in modo da causare il surriscaldamento e l'esplosione delle batterie, oltrepassando i meccanismi di sicurezza interna delle stesse proprio allo stesso modo in cui avviene un malfunzionamento esplosivo delle batterie di cellulari o laptop.

Ma c'è anche la possibilità, forse più concreta, che gli agenti israeliani abbiano potuto mettere fattualmente le mani sui cercapersone inserendovi una piccola carica esplosiva che sarebbe stata attivata a distanza attraverso un normale segnale radio.

L'avviso ai miliziani: non usate gli smartphone

Per via degli assassini mirati a personalità di spicco di Hamas e di Hezbollah, il “partito di Dio” aveva raccomandato ai suoi miliziani ed esponenti politici di non usare più i telefoni cellulari, inoltre aveva raccomandato la massima prudenza nell’uso di altro materiale elettronico nel timore che potesse lasciare una traccia telematica sfruttabile dall’intelligence Israeliana. Pertanto, secondo i media arabi, sarebbero stati distribuiti dei cercapersone per facilitare i contatti.

Per questo motivo si apre la possibilità che il Mossad o abbia scoperto il fornitore dei dispositivi, inserendovi una micro carica in qualche modo prima della loro consegna, oppure che li abbia semplicemente hackerati provocando, con un malware, il surriscaldamento della batteria con conseguente esplosione.

Risulta infatti che, in altre occasioni, i servizi israeliani hanno “modificato” dei piccoli droni poi fatti arrivare a Hezbollah per farli esplodere una volta consegnati.

Fonti non confermate riferiscono che i cercapersone arrivavano direttamente dall'Iran, ed è possibile che un eventuale lavoro di modifica possa essere stato fatto all'origine, magari da qualche addetto pagato a dovere o direttamente da personale israeliano infiltrato.

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