Dagli Houthi una duplice azione terroristica e militare per conto dell’Iran

Per capire il senso delle azioni degli Houthi, è indispensabile inquadrarle nel più ampio contesto della "guerra mondiale a pezzi" che l’Asse delle autocrazie a guida russo-cinese ha da tempo lanciato contro l’Occidente

Dagli Houthi una duplice azione terroristica e militare per conto dell’Iran
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Gli Houthi sono tornati ad attaccare bersagli occidentali nel Mar Rosso. Bersagli importanti, nella circostanza, andando a provocare la sicura reazione di un nemico molto più potente di loro: ieri hanno lanciato missili e droni contro due cacciatorpediniere americane in transito verso il Mar Rosso dallo stretto di Bab el Mandeb, e si sono vantati addirittura di aver colpito la portaerei Uss Lincoln. Quest’ultima pretesa è stata smentita da fonti militari Usa, che hanno invece confermato gli attacchi – definiti terroristici e illegali - contro le due navi da guerra minori, precisando che tutti gli ordigni volanti lanciati contro di loro sono stati abbattuti e che non si sono registrati danni. Inevitabilmente, è stata promessa una dura rappresaglia, che si immagina imminente.

In verità, la milizia filoiraniana yemenita Houthi non aveva mai smesso di partecipare al conflitto scoppiato in Medio Oriente il 7 ottobre dell’anno scorso con l’assalto terroristico di Hamas in territorio israeliano, costato la vita a circa 1200 civili e il sequestro a circa altri duecento. Gli Houthi perseguono una duplice azione terroristica e militare per conto dell’Iran che li arma e li finanzia generosamente: da una parte aggrediscono con missili, droni e assalti via mare il naviglio commerciale occidentale in transito nel golfo di Aden e nel Mar Rosso, dall’altra lanciano missili verso Israele, giurando di non smettere finché “i sionisti” non si saranno ritirati da Gaza.

Per capire il senso delle azioni degli Houthi, è indispensabile inquadrarle nel più ampio contesto (di livello globale) della “guerra mondiale a pezzi” che l’Asse delle autocrazie a guida russo-cinese ha da tempo lanciato contro l’Occidente e in particolare contro l’egemonia strategica e commerciale degli Stati Uniti. Gli Houthi agiscono per conto dell’Iran, che a sua volta si coordina con Mosca e Pechino. A conferma di ciò sta il fatto che – con la scusa che queste potenze non sono implicate nella guerra di Gaza – le navi commerciali cinesi e russe non vengono mai prese di mira dai missili delle milizie yemenite, “privilegio” che viene riservate alle sole navi occidentali: l’obiettivo è danneggiare le nostre economie.

Ci troviamo ora in una fase in cui Teheran e i suoi “proxies”, ovvero i gruppi armati che fanno parte del “fronte di resistenza” a Israele che esso arma e pilota in Medio Oriente, sono in grave difficoltà. A Gaza, Hamas è ridotta ai minimi termini, in Libano Hezbollah ha visto sterminata la sua leadership e semidistrutti i suoi arsenali, e lo stesso Iran – al di là di una retorica aggressiva e delle sue minacce di colpire ancora direttamente Israele – è sulla difensiva. Soprattutto, teme l’imprevedibilità del presidente eletto americano Donald Trump e cerca di capire se davvero Netanyahu potrebbe cogliere l’occasione della sua vita per attaccare le sue installazioni nucleari.

In questa situazione, è più che mai il momento di mandare avanti i fanatici Houthi, che a Teheran (e non solo lì) considerano “spendibili”: non importa quanto pesanti potranno essere le “conseguenze” minacciate dal Pentagono dopo gli attacchi diretti degli yemeniti alle navi da guerra Usa.

Saranno problemi dei disgraziati abitanti dello Yemen, che si vedranno distruggere porti, aeroporti e riserve di carburante. Le “conseguenze”, oltre che dolorose per gli Houthi pedine degli ayatollah iraniani, che ambiscono al “martirio”, saranno per i civili ulteriori passi verso un Medioevo in cui sono peraltro già ampiamente immersi.

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