Dall'Iran 200 missili balistici. "Per Haniyeh e Nasrallah"

Razzi su Gerusalemme, si attiva lo scudo aereo. Edificio colpito a Tel Aviv. Teheran: "Siamo in stato di guerra". Khamenei portato in un luogo sicuro

Dall'Iran 200 missili balistici. "Per Haniyeh e Nasrallah"
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Quasi duecento missili balistici, di quelli che arrivano dritti all'obiettivo in 12 minuti, ancora più minacciosi dei missili da crociera che approdano a destinazione dopo due ore o dei droni che ne impiegano nove. L'Iran ha messo in campo il meglio del suo arsenale militare per il bis più sofisticato all'attacco del 13 aprile quando, per la prima volta nella storia, la Repubblica islamica puntò Israele, colpendolo con 170 droni e 150 missili, in un'azione più dimostrativa che letale, visto che il sistema di difesa dello Stato ebraico, con il sostegno di Stati Uniti e alleati arabi, riuscì a distruggere allora il 99% degli ordigni lanciati. Adesso Teheran ci ha riprovato con un «attacco su vasta scala», che ha illuminato a giorno il cielo di Gerusalemme e Tel Aviv, costringendo gli israeliani a rintanarsi nei rifugi, le autorità a dirottare i voli e chiudere lo spazio aereo, mentre il mondo intero - dagli Stati Uniti all'Onu, dall'Europa ai Paesi arabi - chiede di evitare a tutti i costi «una guerra su larga scala» che sembra già realtà. Secondo alcune fonti iraniane Teheran avrebbe utilizzato anche il nuovo missile ipersonico Fattah. In ogni caso il sistema di difesa israeliano ha funzionato nuovamente, i missili sono stati «in gran numero intercettati» , anche questa volta con l'aiuto della Giordania e di due cacciatorpediniere statunitensi, che hanno lanciato missili intercettori contro quelli iraniani. Per Israele i feriti sono al momento appena due, lievi, a Tel Aviv, dove è stato colpito un edificio. Media palestinesi riferiscono di un uomo, un palestinese, rimasto ucciso a Gerico, in Cisgiordania. Ma il Medio Oriente è in fiamme, avvinghiato in una crisi di ora in ora sempre più seria e dalle conseguenze imprevedibili, con il grande regista dell'autoproclamata «resistenza» anti-israeliana, il regime teocratico di Teheran, che ha lanciato una nuova sfida a Israele. L'attacco allo Stato ebraico, annunciato per tutta la giornata da indiscrezioni, avviene infatti mentre sono in corso la guerra a Gaza, l'invasione «limitata» dello Stato ebraico in Libano e mentre Israele continua a subìre nuovi attentati terroristici e il lancio di razzi di Hezbollah e degli Houthi, quell'asse del male teleguidato da Teheran.

L'attacco iraniano «è la risposta all'uccisione del leader di Hezbollah, Nasrallah e del leader di Hamas, Ismail Haniyeh», spiegano le Guardie della Rivoluzione di Teheran, che si dicono «in stato di guerra» e minacciano Israele di una risposta «più schiacciante e rovinosa», se reagirà. Ma è evidente che lo Stato ebraico non resterà a guardare. «L'attacco avrà conseguenze», promettono i vertici dell'Esercito. Ne sono consapevoli gli ayatollah iraniani e non a caso l'Iran chiude lo spazio aereo e trasferisce la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, «in un luogo sicuro», alla vigilia della preghiera che guiderà venerdì, segno del momento cruciale.

Anche gli Stati Uniti hanno avvertito delle «gravi conseguenze» per Teheran e il presidente Joe Biden e la sua vice e candidata alle prossime presidenziali, Kamala Harris, sono rimasti nella Situation Room della Casa Bianca durante l'attacco iraniano. Il Comando centrale degli Stati Uniti ha inviato tre squadroni di caccia verso la regione «per supportare» Israele e Biden si è premurato di ribadire l'impegno di Washington alla difesa dello Stato ebraico. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, prima dell'attacco, ha ammesso: «Ci attendono giorni difficili» e ha invitato gli israeliani a «stare uniti».

Israele vive di nuovo ore di angoscia, nonostante l'efficacia del suo sistema di difesa. Le autorità, per l'intera giornata, hanno invitato la popolazione a proteggersi. «Quando suona una sirena, entrate in un'area protetta e rimaneteci fino a nuovo avviso», era l'ordine. Spiagge chiuse, scuole e uffici aperti solo se c'è un rifugio adeguato nelle vicinanze e può essere raggiunto in tempo, indicano le ultime restrizioni, assembramenti permessi fino a 30 persone all'aperto e 300 al chiuso.

In serata l'allarme è rientrato, lo spazio aereo riaperto. «Gli israeliani possono uscire dai rifugi», ha annunciato l'Esercito. «Non sono rilevate altre minacce dall'Iran». Ma è stata un'altra lunga notte per Israele. Non sarà l'ultima.

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