I punti chiave
Le accuse dell'Ucraina, le smentite della Romania, la posizione della Russia. È giallo sul destino di alcuni droni russi, gli stessi utilizzati da Mosca per effettuare un attacco notturno rivolto contro le infrastrutture portuali sul Danubio. Nelle scorse ore, era infatti circolata la voce secondo cui alcuni Uav kamikaze Shahed-136/131 sarebbero caduti anche nel territorio rumeno, Paese membro della Nato, dopo essere stati abbattuti dalle difese aeree di Kiev.
L'accusa di Kiev
Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, ha dichiarato che i suddetti droni Shahed si sono schiantati, esplodendo, in territorio rumeno nel bel mezzo del massiccio attacco di Mosca, la notte scorsa, nella zona del porto di Izmail. Citando informazioni del Servizio statale delle guardie di frontiera, l'alto funzionario di Kiev è apparso sicuro delle affermazioni diffuse.
"Questa è l'ennesima conferma che il terrore missilistico russo rappresenta un'enorme minaccia non solo per la sicurezza dell'Ucraina, ma anche per quella dei Paesi vicini, compresi gli Stati membri della Nato", ha dichiarato Nikolenko, citato dall consigliere del ministero dell'Interno ucraino, Anton Gerashchenko.
Dal canto suo, il ministero degli Esteri ucraino ha esortato i propri partner ad accelerare la fornitura all'Ucraina di ulteriori moderni sistemi di difesa missilistica e aerea, nonché di aviazione da combattimento, che rafforzeranno la protezione delle infrastrutture ucraine e degli Stati vicini.
La replica di Bucarest
Il ministero della Difesa rumeno ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma di aver smentito "categoricamente" l'affermazione ucraina. Stando a quanto dichiarato dalla Romania, i droni russi non sarebbero caduti sul suo territorio.
Il ministero della Difesa di Bucarest ha diffuso un comunicato emblematico, nel quale si legge che il Paese "monitora la situazione in tempo reale" e "in nessun momento" gli attacchi russi alle infrastrutture sul Danubio vicino al suo confine "hanno generato una minaccia militare diretta al territorio nazionale o alle acque territoriali della Romania".
Il giallo dei droni
Nikolenko ha pubblicato una foto che mostra le fiamme di un'esplosione sulla sponda opposta del Danubio, la linea di demarcazione tra la regione ucraina di Odessa e il territorio rumeno. Come ha sottolineato Reuters, è impossibile verificare in modo indipendente le versioni per capire cosa è realmente successo. Certo è che la vicenda è delicatissima, visto che la Nato ha un impegno di difesa collettiva in base al quale l’alleanza militare considera un attacco contro un alleato come un attacco contro tutti gli alleati.
L'esercito russo ha dichiarato di aver preso di mira "impianti di stoccaggio di carburante" a Reni, dall'altra parte del fiume Danubio rispetto alla Romania. Il sito è uno dei due principali porti ucraini sul Danubio, insieme a Izmail, ed entrambi, nelle ultime settimane, sono stati ripetutamente attaccati dai droni di Mosca.
"L'esercito russo ha effettuato oggi notte un attacco con droni di gruppo sugli impianti di stoccaggio del carburante utilizzati per la fornitura di attrezzature militari delle forze armate ucraine nel porto di Reni, nella regione di
Odessa", hanno riferito le forze armate del Cremlino. Raid del genere sono tuttavia pericolosi, non solo per i loro effetti ma anche per il rischio di trascinare la Nato nel conflitto, essendo la Romania membro dell'alleanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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