Il futuro della Striscia di Gaza secondo Netanyahu

Il territorio sarà amministrato da funzionari locali che diano massima garanzia di nop avere alcun legame con Hamas o la Jihad islamica. Altra novità: niente più spazio all'agenzia dell'Onu Unrwa, alcuni membri della quale avrebbero avuto un ruolo negli attacchi del 7 ottobre. Spazio ad altre realtà umanitarie considerate affidabili

Il futuro della Striscia di Gaza secondo Netanyahu
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Al gabinetto di sicurezza riunitosi ieri sera il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha presentato un documento importante sul futuro della Striscia di Gaza. O meglio, come vorrebbe che fosse gestita dopo la guerra. È un documento interessante che, ovviamente, contiene i principi guida e i desiderata del governo israeliano e i piani del suo attuale leader. Non tiene conto di ciò che, normalmente, avviene in casi come questi, dove al di là di chi vince i conflitto un minimo di trattativa e/o di accordo c'è sempre. E ci sarà sicuramente nella Striscia, tenendo conto del conflitto che va avanti da decenni.

Ma vediamo i punti principali di questa "idea di gestione della Striscia" secondo i piani di Netanyahu. L'obiettivo del governo, come scrive il Times of Israel, è insediare dei "funzionari locali con esperienza di amministrazione" che diano massime garanzie, ovvero che non siano affiliati al terrorismo, per scongiurare il rischio che governino per conto (o negli interessi) di Hamas. E non devono essere legati a "Paesi o entità che sostengono il terrorismo" (vedi Iran o Hezbollah).

Non ci sono novità clamorose, in buona parte il documento esprime i concetti più volte ripetuti dal premier da quando è scoppiato il conflitto, subito dopo i brutali attacchi terroristici di Hamas messi in opera lo scorso 7 ottobre. La novità è che per la prima volta questi principi vengono presentati formalmente al governo per la loro approvazione.

Israele ha in mente di ritirarsi dalla Striscia una volta terminato il conflitto? La risposta è no. Il governo intende mantenere "libertà d'azione operativa nell'intera Striscia di Gaza, senza limiti di tempo, con l'obiettivo di prevenire la ripresa del terrorismo e sventare minacce da Gaza". È un punto, questo, che più va in contrasto con il sogno palestinese di poter creare uno stato autonomo.

Prevista anche una zona cuscinetto. "Uno spazio di sicurezza creato nella Striscia di Gaza nell'area al confine con Israele esisterà fin quando sarà necessario per la sicurezza", si legge nei piani del governo. Per quanto riguarda il confine con l'Egitto nel piano si legge che "la barriera Sud opererà, per quanto possibile, in cooperazione con l'Egitto e con l'assistenza degli Stati Uniti e sarà basata su misure per prevenire il contrabbando dall'Egitto" anche "dal valico di Rafah". Netanyahu vuole controllare "l'intera area a Ovest del (fiume) Giordano e promuovere un processo di 'deradicalizzazione' a Gaza".

Su un punto il premier israeliano non transige: non ci sarà più spazio per l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu accusata di essere un "serbatoio" dei terroristi, visto il presunto coinvolgimento di 12 suoi membri nell'attacco terroristico del 7 ottobre. Ma chi opererà, sul territorio, per svolgere i compiti dell'Agenzia? La risposta è generica, ma non ammette equivoci: "Organizzazioni umanitarie internazionali responsabili". In altre parole, chiunque meno che l'Unrwa.



Netanyahu ribadisce quindi il 'no' a "diktat internazionali" e " Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese".

Sono indicati anche i principi da attuare nel breve termine, ovvero proseguire il conflitto fino al raggiungimento degli obiettivi. Il primo dei quali è distruggere completamente le capacità militari e tutte le strutture di governo di Hamas e della Jihad islamica.

Si pensa, ovviamente, anche agli ostaggi, assicurando che il governo intende farli tornare a casa (impossibile dire una cosa diversa). E resta prioritario rimuovere ogni potenziale minaccia per Israele da parte di Gaza.

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