Caro Marcello,
non ho mai nascosto la mia posizione su questo argomento, nonostante venga spesso tacciato di essere troppo «asservito» a questo esecutivo dal momento che esprimo stima e affetto sinceri verso la premier Giorgia Meloni e, oltretutto, ho un ruolo istituzionale in Fratelli d'Italia, essendo consigliere lombardo. Questi elementi non mi impediscono tuttavia di conservare l'onestà intellettuale e di dichiarare ancora e ancora, finché non ce ne accorgeremo tutti quanti, inclusa la classe politica, che continuare ad inviare armi all'Ucraina è un errore che non fa altro che prolungare un conflitto che sta facendo troppi morti su entrambi i fronti e che potenzialmente rischia di allargarsi, cosa che sta avvenendo proprio in questi giorni, mentre la gente è distratta sulle spiagge e organizza il pranzo di ferragosto, fino ad assumere una dimensione addirittura globale, con annesso pericolo di ricorso agli armamenti nucleari.
Stabilito e puntualizzato il mio pensiero oltre ogni ragionevole dubbio, mi tocca però spezzare una lancia (oggi diremmo «abbattere un missile») in favore di coloro che attualmente governano l'Italia. Cosa significa «ripudiare la guerra»? Vuol dire abiurarla, rinnegarla, non riconoscerla quale strumento per risolvere le controversie fra Stati, così come sanciscono sia le Costituzioni che i trattati internazionali pattuiti dal dopoguerra in poi. Ma «ripudiarla» è anche riconoscere il diritto di uno Stato a rispondere ad un attacco militare subìto fornendo sostegno contro l'aggressore proprio in virtù del fatto che la guerra non è da noi ritenuta un mezzo lecito ed è sempre illegittima, a meno che non nasca da esigenze difensive, ossia, come già puntualizzato, quale forma di autodifesa. Ed è sulla base di questo articolo della Costituzione, cui ti riferisci, nonché sulla base di universali principi del diritto internazionale, che è stata assunta la decisione, senza alcuna esitazione, di rifornire l'Ucraina di armi con le quali proteggere se stessa e il suo popolo, ponendo un unico sacrosanto vincolo: che quelle medesime armi non venissero adoperate in funzione offensiva.
E come si fa? Di fatto, questo limite è stato oltrepassato, non rispettato, e basterebbe questo per sospendere gli aiuti, allo scopo di scongiurare il rischio di una estensione dell'area in cui si combatte e si crepa. Invece c'è una generale tolleranza fondata sull'idea indiscutibile che Kiev debba difendersi e le sia concesso tutto. In queste ore il conflitto si è espanso, i soldati ucraini sono in territorio russo e ne controllano un'area di 250 km quadrati, ma sono in numero scarso rispetto alla mole di soldati di cui dispone la Russia e che a breve raggiungeranno quel punto ricacciando indietro gli ucraini non senza un bagno di sangue, un'altra macelleria, l'ennesima, che costerà giovani e innocenti vite. Vogliamo davvero tutto questo?
Ribadisco: dopo due anni e mezzo di stasi, occorre rivedere la nostra strategia, ossia l'approccio dell'Occidente ad una guerra che ha come teatro il cuore della nostra Europa, cioè che è dietro casa nostra, ad un passo da noi. Questo muro contro muro serve soltanto ad elevare la quota delle vittime e ad impoverirci di tutto.
Credo nel dialogo come prima forma per dipanare ogni conflittualità, nella diplomazia, nel negoziato, quella eredità che ci ha lasciato la Seconda guerra mondiale, di cui abbiamo smarrito la memoria storica, il tutto a nostro esclusivo danno.
Per quanto riguarda la nostalgia che esprimi verso l'epoca berlusconiana, è opportuno pure ammettere che la situazione internazionale era ben diversa da quella attuale. Le tensioni che si sono create adesso non si erano viste nemmeno nel periodo della guerra fredda, quando non si arrivò mai allo scontro armato.
Abbiamo fallito.
Abbiamo perso tutti quanti.
Non ci sono né ci saranno mai vincitori.
È una corsa al massacro.
Non ci resta che tentare di contenere disgrazie e mali.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.