Missili contro una nave norvegese, escalation nel Mar Rosso: cos'è successo

Una fonte militare interna al gruppo dei ribelli yemeniti Houthi ha rivendicato l'attacco contro la petroliera norvegese Strinda

Il cacciatorpediniere della Marina Usa USS Mason, che ha prestato soccorso alla nave cisterna norvegese Strinda.
Il cacciatorpediniere della Marina Usa USS Mason, che ha prestato soccorso alla nave cisterna norvegese Strinda.
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La lingua di mare che separa la penisola arabica dal corno d'Africa è sempre più in pericolo. Lo Stretto di Bab El Mandeb, situato tra Yemen e Gibuti, nelle scorse ore è stato nuovamente attaccato dagli Houthi. Ossia dal gruppo sciita filo iraniano che controlla la capitale Sana'a ed è da anni finanziato e armato dall'Iran. Nel mirino questa volta è finita la petroliera Strinda, battente bandiera norvegese. L'equipaggio lunedì ha dichiarato distress, diramando così le richieste di aiuto alle navi in zona. Il motivo è dato per l'appunto da un incendio provocato da un raid degli Houthi.

L'attacco degli Houthi alla petroliera norvegese

Quando il capitano della Strinda ha chiesto i soccorsi all'altezza delle coste yemenite, si è subito intuito che anche questa volta la questione riguardava un raid del gruppo sciita. In particolare, a bordo della petroliera si sono diffuse rapidamente delle fiamme causate da un'esplosione. L'equipaggio, secondo fonti locali, sarebbe in salvo e al sicuro in locali blindati della nave. Ma si temono ulteriori conseguenze qualora l'incendio non venga spento in tempo.

Diverse navi presenti nella zona hanno subito deviato la loro rotta verso la Strinda. Nelle scorse ore, la marina Usa ha fatto sapere che anche il cacciatorpediniere Uss Mason si è recato verso il luogo in cui la petroliera norvegese attende i soccorsi. Il mezzo della marina degli Stati Uniti oramai avrebbe quasi raggiunto il natante in fiamme.

Poche ore dopo la notizia dell'incendio, gli Houthi hanno ufficialmente rivendicato la responsabilità sull'accaduto. In particolare, una fonte militare del gruppo sciita ha fatto sapere ad Al Jazeera che i combattenti hanno attaccato la Strinda e hanno lanciato un missile da crociera verso la petroliera. Da qui le fiamme scaturite dopo un'esplosione. L'armatore della nave norvegese ha intanto confermati ai media arabi che nessuno è rimasto ferito e che l'equipaggio aspetta in sicurezza l'arrivo dei soccorsi.

Mar Rosso nel mirino

Non si tratta del primo episodio del genere. Gli Houthi del resto avevano minacciato, subito dopo lo scoppio della guerra a Gaza, di voler usare il proprio arsenale missilistico non solo contro il territorio israeliano ma anche contro le navi occidentali che affollano lo Stretto di Bab El Mandeb. Un modo per mettere pressione all'occidente, visto che dallo specchio d'acqua in questione transitano tutte le navi commerciali che dall'Oceano Indiano sono dirette verso il Mar Rosso e il canale di Suez.

Un punto delicato quindi, da cui passa di fatto gran parte del commercio marittimo internazionali. Gli Houthi controllano l'area settentrionale dello Yemen e hanno in proprio possesso un'importante quantità di missili capaci di raggiungere lo Stretto. Da qui il raid contro la petroliera norvegese, ma anche il sequestro del mercantile Galaxy Leader avvenuto a metà novembre. Oltre ad altri raid missilistici neutralizzati dalle navi militari presenti in zona.

La minaccia Houthi è presa sul serio da buona parte dell'intelligence occidentale.

Il territorio da loro controllato è vicino il tratto di mare in questione. Inoltre il gruppo risulta molto vicino all'Iran ma, al tempo stesso, molto autonomo da Teheran. Ed è, proprio per questo, poco controllabile anche dagli stessi ayatollah.

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