"Hanno componenti occidentali": la rivelazione sui droni iraniani in mano a Mosca

Un documento degli 007 di Kiev inviato ai leader del G7 ha svelato la possibilità che i velivoli senza pilota prodotti da Teheran e usati da Mosca contengano molte componenti fabbricate in occidente

"Hanno componenti occidentali": la rivelazione sui droni iraniani in mano a Mosca
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Iraniani sì, ma prodotti grazie al contributo occidentale. Il riferimento è ai droni fabbricati nella Repubblica Islamica e usati dalla Russia contro l'Ucraina. Ed è proprio da Kiev che un rapporto, composto dai servizi segreti ucraini, ha denunciato la presenza all'interno dei velivoli senza pilota di Teheran di parecchie componentistiche fabbricate in alcuni Paesi occidentali. Il rapporto, composto da 47 pagine e visionato dal Guardian, è stato consegnato ad agosto ai leader del G7. Per il governo ucraino, una simile situazione è considerata come un paradosso molto pericoloso.

Il rapporto degli 007 di Kiev

Sarebbero almeno 52 complessivamente i pezzi occidentali che vanno a comporre il mosaico tecnologico dei droni iraniani. I modelli in questione sono essenzialmente due: gli Shahed-131 e gli Shahed-136. In quest'ultimo modello, sempre secondo gli ucraini, le componenti occidentali sarebbero addirittura 57.

Kiev nel suo report ha citato i Paesi occidentali in cui vengono prodotti i pezzi per i droni iraniani. "Tra i produttori - si legge - ci sono aziende con sede nei Paesi della coalizione per le sanzioni: Stati Uniti, Svizzera, Paesi Bassi, Germania, Canada, Giappone e Polonia". Molti dei governi in questione applicano sanzioni non solo contro la Russia ma anche contro Teheran. Nonostante questo però, in qualche modo gli elementi essenziali per il funzionamento dei velivoli senza pilota riescono a raggiungere il territorio iraniano.

La produzione di droni rappresenta il vanto dell’industria bellica di Teheran. Tanto che già prima dello scoppio della guerra in Ucraina, Iran e Russia avevano stretto importanti accordi per la fornitura a Mosca di decine di esemplari di Shahed. La federazione russa infatti si è scoperta molto in ritardo su questo fronte, avendo preferito investimenti verso modelli e mezzi dell'aviazione "tradizionale".

L'apertura delle ostilità in Ucraina ha dato ulteriore dimostrazione del ritardo russo sulla produzione di droni. Per questo la Difesa ha optato per un impiego massiccio di droni iraniani. Kiev in tal senso ha sottolineato proprio come, da oramai diversi mesi a questa parte, la Russia bombardi le proprie città usando velivoli senza pilota dal marchio iraniano ma dalla tecnologia occidentale.

Le richieste dell'Ucraina

Nel report consegnato al G7, i vertici di Kiev hanno anche specificato quali sono i principali siti di produzione dei droni iraniani. Almeno due di questi sono fuori dalla Repubblica Islamica. Uno infatti si troverebbe in Siria, Paese alleato sia di Mosca che di Teheran, un altro invece in Russia. In particolare, una parte della produzione oramai sarebbe insediata nel Tatarstan, regione a est della capitale.

Kiev, stando al Guardian, avrebbe chiesto l'autorizzazione ad attaccare i siti in questione usando missili a lungo raggio.

L'obiettivo dei vertici ucraini sarebbe quindi quello di fermare la catena di produzione di droni iraniani. Il report però è stato presentato anche per una richiesta implicita agli alleati occidentali: fare in modo che dalle aziende dei Paesi coinvolti non escano elementi destinati a Teheran.

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