Dopo una nuova, lunga, giornata, di scontri in Siria, secondo quanto riportato dai media arabi, il palazzo del presidente siriano Bashar al-Assad sarebbe occupato dai ribelli siriani. L'occupazione del palazzo avviene dopo che ieri i jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham hanno fatto irruzione ad Aleppo. Intanto, i ribelli hanno preso il controllo della città di Tal Rifaat e di diversi villaggi nelle vicinanze.
Ed è proprio qui che la situazione tende a complicarsi di ora in ora. Non ci sono morti ma "molti danni" al collegio francescano Terra Sancta della città. Lo fanno sapere a LaPresse fonti vicine ai frati francescani, dopo che un attacco russo ha provocato danni, riferendo che è stato "forte" e ha "quasi distrutto il convento". Hayat Tahrir al-Sham e altre fazioni ribelli siriane avrebbero offerto alle truppe curde delle Sdf e a quelle filo-regime di lasciare Aleppo "in sicurezza". Lo ha scritto su X la radio siriana al-Hadath.
La città di Aleppo è ormai allo stremo. Anass Mohamed Alshami, parlamentare siriano, ha lanciato un drammatico appello a LaPresse, chiedendo il sostegno immediato delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e di qualsiasi nazione in grado di intervenire per consentire l’evacuazione dei civili. "La situazione è estremamente critica", ha dichiarato Alshami, descrivendo un contesto in cui i ribelli hanno ormai preso il controllo quasi totale della città, fatta eccezione per le aree in cui sono presenti le forze curde, teatro di ulteriori scontri. "Nei giorni scorsi, alcune persone sono riuscite a fuggire, ma attualmente è impossibile sia entrare che uscire da Aleppo. Questo rappresenta un problema enorme", ha spiegato.
Secondo il parlamentare, i residenti sono intrappolati sotto continui bombardamenti, una condizione che egli stesso ha vissuto direttamente quando la sua abitazione è stata colpita. In un video condiviso su Facebook, Alshami ha mostrato le immagini dei danni subiti e ha riferito: "Gli attacchi aerei non si fermano. Non è chiaro se provengano da aerei russi, ma è molto probabile che siano mezzi del regime". La priorità, ha ribadito Alshami, è garantire un corridoio sicuro per i civili. Concludendo il suo appello, Alshami ha insistito sulla necessità di un’azione coordinata da parte della comunità internazionale: "Abbiamo bisogno dell’aiuto delle Nazioni Unite per salvare queste vite. Siamo di fronte a una crisi umanitaria senza precedenti". Da quando è iniziata, mercoledì scorso, l'offensiva dei combattenti antigovernativi nel nord della Siria ha provocato almeno 412 morti, tra cui 61 civili, secondo un nuovo rapporto fornito oggi dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. L'offensiva è costata la vita a 214 ribelli, 137 membri delle forze filogovernative e 61 civili, di cui 17 uccisi oggi.
Molto difficile cosa stia accadendo anche a Damasco. Solo poche ore fa, Stefano Ravagnan, ambasciatore italiano in Siria, ospite a In mezz'ora, aveva dichiarato:"La situazione a Damasco è tranquilla, non si è sentito nulla, giravano video riciclati da altri casi di scontri che non corrispondevano al vero". Qui il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha incontrato il presidente siriano.
Il capo della diplomazia di Teheran ha discusso delle relazioni bilaterali e degli sviluppi regionali, ha annunciato l'agenzia Irna, senza fornire subito dettagli: si tratta della prima visita per il capo di Stato siriano dall'inizio dell'offensiva lanciata dai ribelli jihadisti nel nord del Paese. Araqchi ha ribadito il "sostegno globale al governo, alla nazione e all'esercito siriano nella lotta al terrorismo" per "proteggere la stabilità e la sicurezza regionale".
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