Si continua a trattare per una tregua in Medio Oriente. Al vertice di Parigi, a cui hanno preso parte i capi dell'intelligence di Israele, Stati Uniti, Qatar ed Egitto, i direttori del Mossad e dello Shin Bet avrebbero detto ai loro colleghi che Tel Aviv è flessibile sulla lunghezza del cessate il fuoco che verrebbe concordato, sul numero di prigionieri palestinesi rilasciati e sulla quantità di aiuti umanitari che dovrebbero entrare nella Striscia. In nessun caso, però, decideranno di porre fine alla guerra. "C'è ancora una strada lunga da fare", hanno dichiarato funzionari dello Stato ebraico al Times of Israel.
Per il momento, sul tavolo vi è la bozza di un accordo che, nel caso migliore, dovrebbe portare ad un cessate il fuoco di oltre mesi. La potenziale intesa prevede una prima fase di tregua lunga 45 giorni in cui saranno rilasciati 35 ostaggi, donne, bambini anziani, verrà aumentata consegna di aiuti umanitari nell’exclave e saranno liberati, secondo Sky News Arabia, tra i 100 e i 250 detenuti palestinesi chiusi nelle carceri di Tel Aviv per ogni israeliano. Nel frattempo, dovrebbero iniziare anche le discussioni per un secondo mese di tregua, durante il quale saranno rilasciati anche i soldati delle Idf e gli ostaggi civili di sesso maschile. Alcuni elementi dell’intesa rimangono al momento poco chiari, come la quantità di carichi di beni di prima necessità e medicinali da far entrare quotidianamente a Gaza. Non è nota, inoltre, la disponibilità di Hamas ad accettare un’ulteriore pausa che non includa clausole per il cessate il fuoco permanente.
Nel corso dei mesi, gli intensi sforzi diplomatici per arrivare ad un accordo hanno incontrato la resistenza da parte di entrambi gli schieramenti coinvolti nel conflitto. Israele, infatti, resta inamovibile nel suo obiettivo di eradicare completamente i terroristi dalla Striscia, mentre Hamas e le organizzazioni sue alleate si sono dette più volte disponibili a liberare gli ostaggi solo in caso di una tregua di durata indefinita. Le pressioni interne, in particolare le proteste dei familiari delle persone prigionieri a Gaza, e la morte di alcuni ostaggi potrebbero costringere Benjamin Netanyahu ad ammorbidire le sue posizioni e a cercare la via della diplomazia.
Già nel novembre scorso il Qatar era riuscito a mediare un primo cessate il fuoco, che prevedeva lo scambio ostaggio e detenuti palestinesi in rapporto di uno a tre.
Più di 100 persone rapite durante gli attacchi del 7 ottobre erano riuscite a tornare a casa, ma l’accordo era saltato dopo una settimana perché Hamas si era rifiutato di rilasciare tutte le donne israeliane, per paura delle accuse di violenze sessuali che avrebbero potuto rivolgere ai terroristi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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