Israele, tregua con Hamas rimandata a venerdì: cosa succede ora

Dovrebbe partire domani la pausa nei combattimenti annunciata mercoledì nell'ambito dell'accordo sulla liberazione dei prigionieri. Nella notte Israele ha continuato a colpire Gaza

Israele, tregua con Hamas rimandata a venerdì: cosa succede ora
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La tregua tra Israele e Hamas slitterà di 24 ore. Le operazioni di terra nella Striscia di Gaza sono proseguite durante la notte, nonostante ieri sia stato annunciato un accordo tra lo Stato ebraico e l'organizzazione palestinese per la liberazione di una cinquantina di ostaggi in cambio di detenuti palestinesi. Hamas inoltre ha ottenuto, grazie alla mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, una pausa nei combattimenti che però entrerà in vigore a partire da domani, venerdì 24 novembre.

"Il ritardo non deriva da una rottura dei colloqui, ma piuttosto dalla necessità di risolvere le questioni amministrative, che sono in fase di risoluzione", ha commentato una fonte israeliana citata dai media del Paese. "Non c'è motivo - ha spiegato - di preoccuparsi". Il ministero degli Esteri del Qatar ha fatto sapere comunque che l'ufficializzazione della tregua avverrà a ore. Hamas aveva dichiarato che Israele avrebbe interrotto i raid alle 10 di stamattina, salvo poi venire smentita dal consigliere della sicurezza nazionale per il governo israeliano, Tzachi Hanegbi, il quale ha confermato il rinvio a domani.

Il quotidiano Haaretz riporta però che il movimento islamista che controlla Gaza non ha ancora ratificato l'accordo, ma soprattutto non ha ancora divulgato l'elenco dei prigionieri che verranno liberati (10 ogni 30 palestinesi). I civili rapiti lo scorso 7 ottobre sono 240. Alcuni sono morti, mentre una sparuta minoranza è stata rilasciata attraverso il valico di Rafah, al confine con l'Egitto. I quattro giorni di tregua potrebbero in ogni caso diventare cinque se il numero di persone scarcerate dovesse salire a 100, a fronte dei 300 palestinesi nelle carceri israeliane. In Israele questa è stata definita "la seconda fase".

La decisione di prolungare la tregua spetta al premier Benjamin Netanyahu e al ministro della Difesa Yoav Gallant. La scelta di scendere a patti con i terroristi per riavere gli ostaggi non è stata apprezzata da tutti, come dimostra la reazione scomposta del ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, contrario a qualsiasi interlocuzione con il nemico.

A complicare la situazione si è aggiunto anche il Jihad islamico, alleato di Hamas nella Striscia che, mentre le diplomazie erano al lavoro per raggiungere l'accordo, ha dato notizia della morte di un ostaggio. Non tutti gli israeliani sequestrati il 7 ottobre sono infatti in mano ad Hamas.

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