Con l'aggravarsi delle tensioni tra Israele e Libano, Benjamin Netanyahu sceglie di tirare dritto contro il patron di Hezbollah: l'Iran. "Ho un messaggio per i tiranni dell'Iran, se ci colpite vi colpiremo. Non c'è posto in Iran che l'esercito israeliano non possa raggiungere e questo è vero per tutto il Medioriente". E lo ha fatto da un palco speciale, quello dell'Assemblea Generale delle Nazioni unite.
Poco dopo la fine del discorso di Netanyahu, le Idf hanno dichiarato di aver effettuato un "attacco di precisione" al quartier generale centrale di Hezbollah a Beirut. Il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari, ha dato l'annuncio in un discorso televisivo dopo che una forte esplosione è stata udita a Beirut. In città si sono sollevate verso il cielo enormi nubi di fumo arancione e nero.
L'arrivo di Netanyahu all'Assemblea Generale nel mezzo delle tensioni in Israele
Il primo ministro israeliano ha rimandato più volte in questi giorni il suo volo verso New York a causa delle tensioni di confine con in Libano, che lasciano presagire l'inizio di un'incursione di terra nel sud del Paese dei cedri. Fino all'ultimo, il premier non aveva assicurato la sua presenza, ed è per questo che ha chiarito nella speciale assise la ragione del suo viaggio negli Stati Uniti: "Non avevo intenzione di venire qui quest'anno. Il mio paese è in guerra, sta lottando per sopravvivere. Ma dopo aver sentito le bugie e le calunnie rivolte al mio Paese da molte persone su questo podio, ho deciso di venire qui e di mettere le cose in chiaro", ha affermato in occasione della plenaria al Palazzo di Vetro.
Il discorso si è tenuto nel bel mezzo di una sala in cui la tensione si tagliava con il coltello. Molte delle delegazioni presenti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite hanno lasciato l'aula in segno di protesta quando è entrato il primo ministro israeliano: una volta presa la parola, si sono levati molti fischi e, successivamente, sono arrivati gli applausi delle persone che sono rimaste ad ascoltarlo. Una volta presa la parola, Netanyahu ha chiarito il percorso che Israele intende intraprendere: "Questa è la verità: Israele vuole la pace, brama la pace, ha fatto pace in passato e questa pace verrà di nuovo". E sul da farsi del prossimo futuro ha proseguito dichiarando: "Abbiamo un nemico selvaggio che cerca il nostro annichilimento e noi dobbiamo difenderci contro questi omicidi selvaggi, il nostro nemico non cerca solo di distruggere noi, ma di distruggere la civiltà e di portarci tutti nell'area scura della tirannia".
La "missione sacra" degli ostaggi
Netanyahu ha colto l'occasione per tornare alla fase precedente al 7 ottobre e su quella che era la direzione che il Medio Oriente stava prendendo, affermando che un accordo tra Arabia Saudita e Israele era vicino quando era alle Nazioni Unite l'anno scorso, ma poi Hamas "si è riversato oltre confine per uccidere, stuprare, mutilare e bruciare vive le persone in scene che ricordano l'Olocausto nazista". Poi, ha chiesto alle famiglie degli ostaggi presenti di alzarsi, raccontando le storie di ciascuno degli ostaggi, compresi quelli i cui corpi sono stati trascinati a Gaza e i sopravvissuti al festival Nova.
Chiusa la parentesi ostaggi, che ancora una volta ha promesso di riportare a casa attraverso la "sacra missione" di cui è investito, ha sottolineato come “la maledizione del 7 ottobre” si è estesa ad altri sei fronti, tra cui il fronte libanese, quando Hezbollah ha aperto il fuoco. Il premier ha raccontato dei più di 250 attacchi degli Houthi nello Yemen e di quelli delle milizie sostenute dall’Iran in Iraq. "Non c'è posto in Iran che il lungo braccio di Israele non possa raggiungere. E questo vale per tutto il Medio Oriente." "Stiamo vincendo", ha poi tuonato verso l'Assemblea.
Le mappe della "maledizione" e della "benedizione": l'avvertimento all'Iran
Ma è stato l'Iran l'epicentro dell'intero discorso di Netanyahu: come spesso ha fatto, si è servito di un ausilio visivo, immaginando un ponte logistico dall'India attraverso il Medio Oriente e Israele, una mappa della "benedizione". Poi, ha mostrato una mappa della "maledizione", che mostra la mezzaluna degli alleati dell'Iran in Medio Oriente. Netanyahu ha, dunque, avvertito i suoi omologhi che l'Iran metterà in pericolo tutti i paesi del Medio Oriente e molti altri se non verrà tenuto sotto controllo. “Per troppo tempo il mondo ha placato l’Iran”, dice, parlando della sua repressione interna ed esterna. “Quell’appeasement deve finire e quell’appeasement deve finire ora”.
Quanto alla manovra di terra in Libano, Netanyahu ha promesso la sconfitta di Hezbollah anche in nome dei 60.000 residenti del nord di Israele che sono diventati rifugiati. "Per quanto tempo il governo americano tollererebbe una cosa del genere? Sono venuto qui per dire, basta così", ha sottolineato. "Non ci fermeremo finché i nostri cittadini non torneranno sani e salvi alle nostre case".
Secondo Netanyahu per 18 anni Hezbollah si è rifiutato di attuare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (quelle che prevede l'arretramento dei miliziani di 30 km più a nord), spostando invece le sue forze fino al confine con Israele. "Finché Hezbollah sceglierà la via della guerra", ha ripetuto con veemenza, "Israele ha tutto il diritto di restituire i suoi cittadini in sicurezza".
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