Si fa sempre più imminente un attacco iraniano contro Israele, in risposta al raid su Teheran che ha causato la morte di Ismail Haniyeh. Secondo alcune fonti citate dai media israeliani, la Repubblica islamica ha annunciato la chiusura del proprio spazio aereo fino alle 5 ora italiana.
Diversi analisti militari hanno anche riferito che, nelle ultime ore, l’Iran avrebbe informato delle sue intenzioni anche Qatar e Arabia Saudita, chiedendo loro di non consentire l’utilizzo del loro spazio aereo a Tel Aviv o agli Stati Uniti. Dopo l’eliminazione del capo politico di Hamas, l’ayatollah Ali Khamenei ha promesso vendetta contro lo Stato ebraico e ha dato ordine di colpirlo direttamente nel corso di una riunione di emergenza del Consiglio per la sicurezza nazionale iraniano. Da parte sua, Israele si è detto pronto a qualsiasi eventualità e il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “faremo pagare un prezzo molto alto a chi si metterà contro di noi”.
Non è ancora chiaro in cosa consisterà la rappresagli annunciata dalla guida suprema della Repubblica islamica. L’ipotesi più probabile è uno sbarramento di missili e droni simile a quello lanciato nell’aprile scorso, senza una dichiarazione di guerra. Le forze navali statunitensi nel Golfo si sono già posizionate per ogni eventualità e l’amministrazione di Washington ha affermato che interverrebbe in aiuto di Israele qualora dovesse scoppiare un conflitto totale.
La posizione di Teheran, dunque, è molto complessa. Lo Stato ebraico ha reso evidente la debolezza dell’apparato militare e difensivo del regime, infliggendo un duro colpo alle aspirazioni di potenza regionale del Paese e alla sua capacità di compiere una rappresaglia di portata notevole contro Tel Aviv. Essa, infatti, metterebbe nel mirino delle forze ebraiche la leadership della Repubblica islamica che, come dimostrato dalla morte di Haniyeh, non è in grado di garantire la sicurezza delle personalità di alto livello. Gli ayatollah non possono neanche fare troppo affidamento sui loro proxy regionali o sui pasdaran schierati in Siria.
Gli Hezbollah libanesi hanno perso uno dei comandanti militari più importanti, Fouad Shukr, ucciso da un missile israeliano martedì 30 luglio. I terroristi del Partito di Dio, inoltre, conoscono bene i rischi di un’invasione delle Idf nel Sud del Paese dei cedri e sanno che i loro quartieri generali a Beirut verrebbero rasi al suolo.
Gli Houthi potrebbero lanciare qualche missile o drone dallo Yemen, ma senza garantire un supporto di rilievo. I Guardiani della rivoluzione dislocati nei territori controllati da Damasco, infine, non si sono mai dimostrati una minaccia concreta alla sicurezza di Israele.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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