Putin si affida al "generale Inverno". Così vuol spingere gli ucraini verso l'Europa

Gli attacchi alle infrastrutture energetiche di queste ore hanno come obiettivo fiaccare la popolazione civile. Secondo le stime, più di un milione di ucraini potrebbe lasciare il Paese per via delle difficoltà legate all'approvvigionamento elettrico

Putin si affida al "generale Inverno". Così vuol spingere gli ucraini verso l'Europa

La guerra dell'energia torna, prepotente, all'interno del conflitto in Ucraina. A onor del vero non è mai uscita dalla finestra, ma in questa nuova raffica di attacchi russi sembra essersi riaffacciata di prepotenza.

Nella mattina di ieri, infatti, è stato subito chiaro che Mosca miri a scatenare il panico e a disorientare: il Paese da più di 24 ore è ripiombato nel buio, stipandosi nei tunnel delle metropolitane, fiaccato da due anni e mezzo di guerra. In assenza di corrente elettrica a mancare non è solo la luce, ma ben presto si sono palesati problemi di approvvigionamento idrico. Fiaccare il morale ringalluzzito dall'impresa a Kursk è il solo obiettivo del Cremlino? Assolutamente no.

Il ricatto energetico è molto più sottile e mira ad almeno due obiettivi: provare la popolazione ucraina e spingere centinaia di migliaia di profughi minacciati dall'inverno verso l'Europa. Per compiere questo piano, Vladimir Putin si è messo a lavoro dal marzo scorso, quando ha lanciato il primo di sette attacchi dal cielo in tre mesi sulle centrali di distribuzione di Dtek, il gigante ucraino dell’elettricità. La capacità dell’azienda si è ridotta da cinquemila a cinquecento gigawatt: un taglio del 90%. Per ripristinare la perdita entro la fine dell'anno servirebbe un miracolo.

Occorre fare una precisazione su quanto accaduto ieri: le infrastutture di Dtek non non sono state prese di mira, come sottolinea Federico Fubini dalle colonne del Corsera. I missili russi hanno colpito gli impianti e le reti del gruppo Ukrenergo, costretta ad attuare blackout d'emergenza per stabilizzare il sistema. Alla luce dei blackout di corrente, i funzionari regionali di tutta l'Ucraina hanno ricevuto l'ordine di aprire i cosiddetti "punti di invincibilità". Ma interruzione di corrente elettrica non vuol dire solo buio, ma anche freddo. Tagliare la produzione elettrica può costringere al gelo migliaia di ucraini che, negli edifici moderni nelle città, si scaldano con la corrente elettrica. Di conseguenza, a rischio sono anche i sistemi fognari e le condutture idriche degli edifici civili, pronte a saltare con l'acqua che gela. Si tratta di ipotesi molto fosche che potrebbero rendere questo inverno molto più difficile del precedente, costringendo più di un milione di ucraini-secondo le stime-a fuggire dal generale Inverno.

Stando a quanto accaduto ieri, le strutture maggiormente colpite sono stati le stazioni di smistamento del gas e la centrale idroelettrica nei pressi di Kiev. Quanto alle sottostazioni elettriche colpite, queste si trovano negli oblast di Kiev, Vinnytsia, Zhytomyr, Khmelnytskyi, Dnipropetrovsk, Poltava, Mykolaiv, Kirovohrad e Odessa. Ma mentre il Ministero della Difesa russo ha affermato che tutti gli obiettivi designati sono stati colpiti e che ha anche danneggiato le stazioni di compressione del gas nelle regioni di Leopoli, Ivano-Frankivsk e Kharkiv, l'Aeronautica militare ucraina ha affermato di aver abbattuto oltre 200 dei 236 missili e droni lanciati dalla Russia contro il Paese.

Non è ancora chiaro in che modo la centrale idroelettrica di Kiev sia stata danneggiata. In risposta alle notizie riportate dai media, Andrii Kovalenko, capo del Centro per le contromisure alla disinformazione del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale, ha dichiarato che non sussiste alcuna minaccia per la diga dell'impianto di epoca krusceviana. "È impossibile distruggerlo con i razzi. Paragonare la situazione alla regione di Kherson non è appropriato. Lì c'è stata un'esplosione interna. I russi stanno usando questo argomento a scopo informativo per incitare al panico, niente di più", ha scritto su Telegram.

Questa preoccupazione è comprensibile, soprattutto dopo la distruzione della diga di Kakhovka da parte dell'esercito russo, che ha portato a un grave disastro ambientale e tecnologico la scorsa estate. La diga di Kiev è stata attaccata per la prima volta dal nemico il 26 febbraio 2022. Da allora, dichiarazioni ufficiali dell'Aeronautica militare e dei canali di monitoraggio hanno periodicamente segnalato missili diretti verso Vyshhorod. Secondo una dichiarazione di Ukrhydroenergo dell'autunno 2022, la stazione e la diga sono state progettate e costruite durante la Guerra Fredda con un margine significativo di resistenza e resilienza. Pertanto, danneggiarle con un attacco missilistico non è semplice.

Quanto ai danni alle forniture elettriche, le stime sono ancora in fase di valutazione. Ieri, poco dopo le 9.00 locali, la Dtek ha annunciato blackout a rotazione per il giorno successivo (ovvero oggi) negli oblast' di Kiev, Odessa, Donetsk e Dnipropetrovsk per stabilizzare la rete. Serhii Kovalenko, amministratore delegato della società energetica privata Yasno, una sussidiaria di Dtek, ha affermato che l'impatto dell'attacco sul sistema elettrico è "ancora in fase di determinazione". A suo dire, il 50-70% degli abitanti della città di Kiev e della regione di Dnipropetrovsk saranno senza elettricità nel breve periodo.

Quello energetico resta un doppio ricatto. Quello di Mosca nei confronti dell'establishment di Kiev, lasciando al freddo i civili. Ma è anche il ricatto di Putin all'Europa: se la guerra prosegue, proseguiranno gli attacchi energetici all'Ucraina e, dunque, gli ucraini verranno spinti verso l'Europa. Ma presto o tardi potrebbe diventare anche l'"arma di ricatto" di Zelensky verso i suoi patron.

Il messaggio è chiaro: se si continuano a usare i guanti di velluto, se permettiamo che il sistema energetico venga distrutto, allora i governi occidentali dovranno affrontare un'altra ondata migratoria, non appena le temperature caleranno.

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