L'offensiva di Kiev a Kursk e la pioggia di fuoco sull'Ucraina: cosa c'è dietro i raid di Mosca

Gli attacchi russi di questa notte contengono molteplici messaggi destinati a Zelensky. Primo fra tutti, la vendetta per l'incursione oltreconfine

L'offensiva di Kiev a Kursk e la pioggia di fuoco sull'Ucraina: cosa c'è dietro i raid di Mosca
00:00 00:00

Rispondere al fuoco col fuoco e allo stesso tempo strangolare i civili: questa potrebbe essere la sintesi sulla santabarbara russa scatenata nelle ultime 24 ore sull'Ucraina. Nelle ultime settimane ci si è interrogati a lungo sul quando e sul quanto una risposta russa sarebbe arrivata di fronte all'incedere delle forze di Kiev nella regione di Kursk. Una drôle de guerre che aveva fatto ipotizzare una paralisi dell'apparato militare russo, perso tra attendismo, inciampi e sorpresa. La pioggia di missili e droni è, dunque, da intendersi come una risposta ai fatti del Kursk? Considerata la virulenza dell'attacco probabilmente sì.

Ma mira anche a scatenare il panico e a disorientare: puntare alle infrastrutture energetiche, facendo piombare nel buio un Paese fiaccato da due anni e mezzo di guerra non ha altra ragione che colpire anche una volta i civili, stipati nei tunnel delle metropolitane, alle prese con blackout e difficoltà di approvvigionamento idrico. Fiaccare il morale ringalluzzito dall'impresa a Kursk: fino a qualche settimana prima Kiev stava avendo perfino problemi con il reclutamento. Poi i video dei soldati che issavano la bandiera ucraina sui villaggi russi da loro conquistati avevano rappresentato una svolta.

Nel giro di una notte Mosca si è ripresa tutto. Non limitandosi all'attacco "psicologico", ma confermando di aver lanciato un massiccio attacco con armi di precisione a lungo raggio contro le linee ferroviarie dell'Ucraina, mirando a interrompere il trasporto di armi e munizioni verso le linee del fronte, senza tralasciare, dunque, anche i "comuni" obiettivi militari. Un colpo al cerchio e uno alla botte.

Ma a corollario di queste terribili ore per 15 regioni ucraine, ci sono due effetti che l'attacco potrebbe scatenare. Il primo: creare nuovamente panico e sfiducia negli ucraini, pronti a ripiombare nell'apatia pre-Kursk. Con conseguente crisi di vocazioni: quale è il senso di conquistare territori oltreconfine se Mosca in qualche minuto toglie elettricità e acqua a uomini, donne e bambini? L'effetto di questa notte potrebbe essere controproducente per l'establishment stesso, che potrebbe alla lunga perdere il consenso popolare. Un rischio dal quale l'Ucraina non è immune solo perché attaccata: si tratta di un popolo stremato che presto o tardi potrebbe barattare la giustizia con la pace.

Secondo effetto probabile, spingere Volodymyr Zelensky ai ferri corti con i patron occidentali. Oggi il presidente, così come i suoi ministri, hanno ribadito la richiesta di poter colpire con l'arsenale donato obiettivi militari all'interno della Russia. Una questione che divide ancora l'Europa come la Nato, sotto il pressing del presidente ucraino e degli attacchi russi.

Quello che preoccupa di più sono le parole che giungono dal Cremlino. Il conflitto in Ucraina sarebbe "un investimento" russo per il futuro. Il successo dell'esercito nella guerra contro l'Ucraina è la condizione principale per l'ulteriore sviluppo della Russia, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin "Il completamento con successo dell'operazione militare speciale", compreso il "rafforzamento della base economica" per le esigenze dell'esercito, dovrebbe essere il fulcro della politica economica del governo nei prossimi sei anni, ha detto Putin in un incontro con funzionari del governo e della Banca Centrale. Secondo il presidente, ora l'economia russa "continua a crescere a un buon ritmo". In sei mesi il Pil è aumentato del 4,6%, la produzione industriale del 4,4% e l'industria manifatturiera, compreso il complesso militare-industriale, dell'8%, ha detto il capo del Cremlino citando le statistiche di Rosstat. Una vera economia di guerra che ha visto la produzione di beni militari aumentata del 60% dal 2022, lasciando morire l'industria civile.

Altra prova di questo si ritrova nella propaganda russa che ha riesumato il concetto di "nuova normalità". Un modo come un altro per annunciare un cambiamento drastico che tenderà comunque a sedimentarsi senza sconvolgere più nessuno. Nessuno sa quanto tempo ci vorrà e quante risorse dovranno essere impiegate per riconquistare i territori strappati o per sconfiggere l'Ucraina. I russi devono aspettare. Si tratta di una scelta economica, oltre che politica e militare. Al netto della follia.

Che la pace non si appetibile nemmeno più economicamente (ciò che invece Xi Jinping,

sornione, ha capito da un pezzo) è il segnale d'allarme più grave che possa giungere da Mosca. La prova provata che, nel lungo periodo, la Russia predilige un'economia di guerra, piuttosto che arricchirsi con l'industria leggera.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica