La marcia dei jihadisti verso Hama e la presa di Aleppo: cosa sta succedendo in Siria

Le milizie islamiste avanzano verso Hama, dopo aver assediato Aleppo. Ora controllano l'omonimo aeroporto. Tajani: "Nessun pericolo per i connazionali"

La marcia dei jihadisti verso Hama e la presa di Aleppo: cosa sta succedendo in Siria
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La violenta, nuova, eruzione siriana non accena a rientrare dopo quattro giorni di intensi combattimenti. Le fazioni islamiste siriane appoggiate dalla Turchia hanno assunto il controllo dell’aeroporto internazionale di Aleppo dopo aver completato la conquista della città. Parallelamente, hanno compiuto significativi progressi nel nord della provincia di Hama, situata nella regione centro-settentrionale della Siria. L’annuncio della presa dello scalo è stato diffuso su canali Telegram da Hayat Tahrir al-Sham. La notizia è stata confermata dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, che ha specificato come si tratti del primo aeroporto civile a cadere nelle mani dei ribelli dall’inizio dell’offensiva lanciata mercoledì scorso contro le forze governative ad Aleppo e nel sud di Idlib.

L'aeroporto d'Aleppo sotto assedio

Le forze ribelli sono riuscite a occupare l’aeroporto dopo il ritiro delle milizie curde, alleate di Damasco contro le fazioni filo-turche. Queste ultime si erano posizionate in retroguardia in seguito al ridispiegamento dell’esercito siriano. Contemporaneamente, le fazioni ribelli hanno preso il controllo della strategica città di Khan Shaykhun, situata nel sud della provincia di Idlib, al confine con Hama. La città era finora sotto il controllo delle forze governative di Bashar al-Assad. Questa sera, invece, scontri tra fazioni filo-governative si starebbero verificando a Damasco, dove, secondo altri media arabi sarebbe in atto un tentativo di golpe. Il presidente Assad - secondo alcune voci non confermate - potrebbe già trovarsi in Russia.

Le parole di Assad

Proprio quest'ultimo è tornato a parlare, affermando che il suo Paese è in grado di "sconfiggere i terroristi", dopo l'offensiva lanciata dai ribelli nel nordovest della Siria. "La Siria continua a difendere la sua stabilità e integrità territoriale di fronte a tutti i terroristi e ai loro sostenitori, ed è in grado, con l'aiuto dei suoi alleati e amici, di sconfiggerli ed eliminarli, indipendentemente dall'intensità dei loro attacchi", ha ribadito durante una telefonata con il suo omologo emiratino Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Durante la telefonata bin Zayed ha affermato il sostegno degli Emirati Arabi Uniti allo Stato siriano, alla sua lotta contro il terrorismo e all'affermazione della sua sovranità, integrità territoriale e stabilità.

"Gli Italiani in Siria non corrono rischi"

"In Siria ci sono circa 300 italiani, la metà a Damasco" e "attorno ai 120" ad Aleppo e "non ci sono pericoli per i nostri connazionali" secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo una riunione anche con l'ambasciatore italiano a Damasco, Stefano Ravagnan, per fare il punto sulla situazione ad Aleppo. "Non ci sono pericoli per i nostri connazionali anche perché i ribelli hanno detto in maniera molto chiara che non toccheranno e non faranno operazioni ostili nei confronti della popolazione civile e hanno detto anche che non faranno azioni ostili nei confronti degli italiani in modo particolare e neanche dei cristiani", ha aggiunto il ministro, sottolineando la "fortissima presenza cristiana" ad Aleppo.

Mosca e Teheran

Intanto, l'amministrazione siriana ha ricevuto la promessa di ulteriori aiuti militari dalla Russia dopo la cattura di Aleppo da parte dell'opposizione. Lo scrivono i media turchi, spiegando che l'arrivo dell'equipaggiamento militare è previsto entro le prossime 72 ore presso la base aerea di Hmeymim vicino a Latakia. Mosca chiede, insieme all'Iran, "sforzi più attivi per stabilizzare la situazione in Siria e una rivalutazione complessiva urgente della situazione nel quadro del formato di Astana", rende noto il ministero degli Esteri a Mosca dopo che Sergei Lavrov ha discusso co il suo omologo Abbas Araghchi.

Mosca e Teheran confermano "per l'integrità territoriale e la sovranità della Siria" l'intenzione di riproporre il processo negoziale di Astana, lanciato durante la guerra civile in Siria, che prevede lo sforzo di mediazione di Russia, Turchia e Iran. Proprio Teheran, ha affermato che "gruppi terroristici" hanno "attaccato" il consolato della Repubblica Islamica ad Aleppo: come riporta l'iraniana Press Tv, "l'Iran condanna con forza l'attacco da parte di gruppi terroristici all'edificio che ospita il suo consolato ad Aleppo". Il ministero degli Esteri di Teheran, alleata del leader siriano Bashar al-Assad, definisce "inaccettabile" qualsiasi attacco alle sedi consolari. Il capo della diplomazia iraniana sarà domani a Damasco per colloqui con i responsabili siriani e si sposterà successivamente ad Ankara per incontrare gli interlocutori turchi e parlare degli ultimi sviluppi. Lo riferiscono i media iraniani dopo la notizia del colloquio telefonico di Araghchi con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, incentrato sulla situazione in Siria. Teheran e Mosca sono alleate del leader siriano e Iran, Russia e Turchia avviarono nel 2016 il processo di Astana per la Siria.

L'improvviso crollo siriano

L’Osservatorio ha definito "un crollo e un rapido ritiro" quello dell’esercito siriano, che ha permesso ai ribelli di avanzare di diversi chilometri a nord di Hama, dove già dominano numerosi centri abitati. Il comando militare di Damasco ha confermato il ripiegamento da Aleppo, riportando "decine" di perdite tra i suoi ranghi. Tuttavia, ha definito la ritirata "temporanea", in attesa di rinforzi necessari per lanciare un contrattacco. Nel frattempo, cacciabombardieri russi hanno condotto raid aerei contro le aree occidentali di Aleppo e diversi obiettivi nella provincia di Idlib.

Così, mentre la Turchia tenta di ricostruire le relazioni diplomatiche con Damasco, le tensioni rimangono alte. Il governo siriano pone come condizione il ritiro delle truppe turche dal nord del Paese e la fine del supporto turco ai gruppi di opposizione.

L’offensiva è coincisa con l’entrata in vigore del cessate il fuoco in Libano e con i recenti attacchi israeliani contro Hezbollah, potente alleato di Damasco in Siria e protagonista chiave dello scenario regionale.

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