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"L'ammiraglio Sokolov è morto". Decapitata la flotta russa del Mar Nero: uccisi anche 34 ufficiali

L'annuncio di Kiev: Sokolov e gli altri ufficiali vittime del bombardamento del quartier generale di Sebastopoli. Manca la conferma dei russi

"L'ammiraglio Sokolov è morto". Decapitata la flotta russa del Mar Nero: uccisi anche 34 ufficiali
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Il comandante della flotta russa del mar Nero, Viktor Sokolov, è stato ucciso nell’attacco a Sebastopoli di venerdì 22 settembre. A renderlo noto in un comunicato sono state, come riportato da Rbc-Ucraina, le forze ucraine per le operazioni speciali. A seguito del bombardamento sul quartier generale delle forze navali di Mosca, si erano perse le tracce dell’ammiraglio: né i russi né gli ucraini avevano rilasciato alcuna informazione sulle sue condizioni. Intanto gli attacchi ucraini non si sono fermati e, nella mattina di lundì 25, le rovine del centro di comando della flotta è stato scosso da altre esplosioni.

I militari di Kiev, inoltre, hanno confermato che le vittime totali del raid sono 34, più 105 feriti. Nel comunicato vi sono anche i dettagli sull’attacco alla nave da sbarco Minsk nella notte tra il 12 e il 13 settembre: “L’imbarcazione sarebbe dovuta entrare in servizio di combattimento il giorno successivo, il personale era a bordo. Le perdite ammontano a 62 occupanti”.

La notizia della morte di Sokolov non è ancora stata confermata da fonti russe, ma se il bilancio fornito dall’Ucraina dovesse rivelarsi corretto, le forze armate di Mosca avrebbero subito probabilmente uno dei colpi più duri dall’inizio del conflitto. Alla riunione presa di mira dagli Storm Shadow di Kiev, infatti, hanno preso parte molti alti ufficiali e non solo della flotta. Secondo l’Sbu erano presenti anche Alexander Romanchuk, il generale a capo delle operazioni sul fronte di Zaporizhzhia, e Oleg Tsekov, il comandante delle forze di terra della Russia artica. Entrambi sarebbero morti nel bombardamento.

Le implicazioni di queste morti eccellenti per l’esercito russo potrebbero essere molteplici. L’Ucraina in questo momento sta attaccando con successo le posizioni fortificate degli invasori nel sud-est del Paese e nell’area attorno a Bakhmut. Certo, le operazioni non procedono con la velocità sperata dagli alleati occidentali, ma è indubbio che Kiev stia guadagnando terreno ogni giorno, soprattutto nell’oblast di Zaporizhzhia. Ponendo che Romanchuk sia effettivamente morto, vista la mancanza di una conferma da parte russa, la piramide delle forze armate della Federazione si troverebbe priva di vertice in una zona cruciale per la stabilizzazione del fronte.

Mosca avrà bisogno di qualche tempo per assegnare un altro generale e, per quanto le operazioni “quotidiane” possano essere affidate alla catena di comando ancora integra, la mancanza di un coordinamento centrale avrà sicuramente un impatto sulla conduzione di contrattacchi, ritirate e sull’invio di rifornimenti e rinforzi. Fin dall’inizio del conflitto, i russi hanno dimostrato di dipendere molto dalla centralizzazione delle istituzioni delle proprie forze armate e, per quanto abbiano apportato dei cambiamenti nel corso dei mesi, non si sono ancora liberati completamente di questa impostazione.

Il colpo più duro, però, è quello subito dalla flotta. Già costretta sulla difensiva dagli attacchi di droni marini kamikaze e indebolita dalla recente perdita della Misk e del sottomarino Rostov-sul-Don, il vantaggio che questo distaccamento delle forze navali russe può fornire nella guerra potrebbe diventare meno rilevante. I vascelli, attualmente, vengono utilizzati come piattaforme di lancio dei missili supersonici Kalibr che, durante l’inverno, hanno messo in ginocchio la rete di infrastrutture strategiche dell’Ucraina.

Con l’avvicinarsi della stagione fredda e il timore che la Russia possa ripetere questa strategia, la decimazione della catena di comando della flotta imporrà un rallentamento considerevole alle operazioni navali di Mosca, permettendo agli ucraini di non dover disperdere i loro preziosi sistemi antiaerei in tutto il Paese e di concentrarli nei settori fondamentali del fronte.

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