Ieri è stata risolta la situazione di stallo che perdurava da settimane al largo della Siria: le navi russe che devono evacuare le forze militari di Mosca in Siria sono entrate nel porto di Tartus.
Dall'inizio di gennaio, navi da sbarco anfibio (della classe Ropucha) e portacontainer (il cosiddetto “Syrian Express”) sono rimaste ferme al largo della costa siriana perché non autorizzate a entrare nel porto, dove i russi hanno accumulato materiali ed equipaggiamenti appartenenti alle loro basi militari della Siria centrale.
La svolta è stata determinata da un accordo raggiunto tra la Russia e il nuovo governo siriano tramite l'addetto militare russo in Turchia, Paese che ha ancora influenza su Hts (Hayat Tahrir al-Sham) e altri gruppi che controllano la Siria, che pone fine alla cessione di parte del porto di Tartus a Mosca: un “contratto” che perdurava dai tempi dell'Unione Sovietica.
Tuttavia, il ritiro delle attrezzature da Tartus non significa la cessazione della presenza del 720esimo Punto di supporto logistico della Marina russa in quanto al momento non si parla della sua chiusura. Il nuovo governo siriano ha infatti un certo interesse a preservare la presenza russa per bilanciare l'influenza di altri attori internazionali. Pertanto, sia la stazione marittima logistica russa sia la base aerea di Hmeimim saranno oggetto di ulteriori trattative.
Per quanto riguarda la questione di dove saranno trasportati gli equipaggiamenti russi accumulati a Tartus, ci sono diverse opzioni. Come già sappiamo, parte delle forze russe sono state trasferite nella Libia del generale Haftar: la base aerea di Maaten al-Sarra, al confine con il Ciad e il Sudan, è stata riattivata a dicembre 2024 e vede la presenza di militari di Mosca.
La Russia nelle scorse settimane ha pertanto intensificato il suo coinvolgimento in Libia, trasferendo equipaggiamento militare tramite decine di voli tra Bengasi e la base aerea siriana. Negli ultimi mesi, Mosca ha ampliato la sua presenza nel paese nordafricano, rafforzando le sue operazioni nelle sue quattro principali basi aeree: quella di al-Khadim, nell'est del paese, ad al-Jufra, al centro, ad al-Brak al-Shati a sud-ovest di Sebha, la capitale della regione del Fezzan e nella base di al-Qurdabiya, a Sirte, nell'area centro-settentrionale. Queste basi ospitano una varietà di equipaggiamento militare, tra cui sistemi di difesa aerea, cacciabombardieri MiG-29 e Su-24 e droni, e sono gestite da un contingente misto di personale militare russo e miliziani del fu Gruppo Wagner ormai noto come Africa Corp.
Nelle ultime ore risulta che la nave portacontainer “Sparta II”, la prima ad essere entrata ieri nel porto di Tartus, non è più tracciabile avendo spento il trasponder Ais (Automatic Identification System), pertanto si suppone che sia ripartita, probabilmente diretta nell'Oceano Atlantico o in un porto della Cirenaica.
Si ritiene invece che la base aerea di Maaten al-Sarra sia destinata a diventare un hub logistico chiave per le operazioni russe in Africa e un importante centro per il flusso di rifornimenti verso altre aree del Sahel, in particolare il Mali e il Burkina Faso, dove la Russia ha già consolidato la sua presenza militare grazie alla Pmc (Private Military Company) Africa Corp. Inoltre, la base è strategica anche per proteggere le rotte di rifornimento verso il Sudan, un paese che sta vivendo una grave instabilità interna e dove sono in atto scontri tra fazioni ribelli e governative che vedono la presenza di forze mercenarie russe e forze speciali ucraine.
Molto probabilmente la base di al-Sarra fungerà da punto di raccolta degli equipaggiamenti russi evacuati dalla Siria che si andranno a ridistribuire proprio in quei Paesi dove già operano le forze irregolari di Mosca, e non è da escludere che
Sudan e Mali saranno la destinazione preferenziale per via della situazione interna caratterizzata dalla difficoltà dei governi locali sostenuti da Mosca di avere ragione rispettivamente dei ribelli e delle fazioni jihadiste.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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