Non solo Haniyeh: chi sono gli altri leader di Hamas nella "kill list" di Israele

Dal decisore chiave del gruppo a chi vive all'estero: nella lista nera di Israele ci sono ancora tanti altri nomi rilevanti di leader e alti funzionari di Hamas

 Yahya Sinwar
Yahya Sinwar
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Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, è stato ucciso in un raid a Teheran. La lista nera di Tel Aviv è ancora ricca di vari leader del gruppo filo palestinese. Nella "kill list" di Israele – in attesa di capire ufficialmente chi e secondo quali modalità ha neutralizzato Haniyeh – restano tanti altri nomi rilevanti. Sono alti funzionari del movimento, terroristi ricercati da anni, introvabili, invisibili, forse nascosti all'estero o chissà dove. Il primo ministro isreliano Benjamin Netanyahu è stato chiaro e lo continua a ripetere: il suo obiettivo consiste nel cancellare definitivamente Hamas dalla faccia della terra. Ecco, allora, chi sono gli uomini del gruppo ancora nel mirino del Mossad.

Gli altri obiettivi di Israele

Il nome più rilevante è certamente quello di Yahya Sinwar, leader di Gaza e figura di maggior spicco nel confronto armato tra Hamas con Israele. Nato nel 1962 nella Striscia, l'uomo è indicato come obiettivo numero uno dalle Forze di Difesa israeliane (Idf). Ha passato 24 anni in carcere, per poi essere rilasciato nel 2011 nell'ambito dello scambio di prigionieri per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit. Dal 2015 Sinwar è nella lista dei terroristi internazionali (Sdgt) del dipartimento di Stato americano. È stato eletto leader a Gaza nel 2017 e riconfermato a marzo 2021.

Sinwar, più nello specifico, è il capo dell’ala politica di Hamas a Gaza, ne è decisore chiave nonché responsabile della linea politica da tenere, anche – e soprattutto – nei confronti di Israele. È anche la mente che ha consentito ad Hamas di ricevere milioni di dollari dal Qatar per alleviare la povertà degli abitanti della Striscia. Da mesi le Idf sono sulle sue tracce. Sarebbe scampato a vari raid e si nasconderebbe, forse, in qualche tunnel nella Striscia.

I leader di Hamas nel mirino delle Idf

Khaled Meshal è il capo dell’ufficio politico di Hamas all’estero, e uno dei fondatori del movimento. Ex numero uno di Hamas, nel 2017 ha lasciato il posto a Haniyeh. Nel settembre 1997, fu bersaglio di un assassinio ordinato da Netanyahu. Attualmente è a capo del politburo "esterno" del gruppo e vive in Qatar. Troviamo poi Mahmoud Zahar che è uno dei fondatori del gruppo ed è un membro anziano e di esperienza. È già finito nel mirino di Israele che nel 2003 ha cercato di ucciderlo invano.

Discorso diverso è quello relativo a Mohammed Deif, capo militare di Hamas a Gaza. L'apparato di difesa israeliano è convinto che sia stato ucciso in un raid a Mawasi nel sud della Striscia. Non ci sono ancora conferme ufficiali.

"Siamo in una continua rivolta e lotta contro il nemico occupante, e la resistenza non finisce con l'assassinio dei suoi leader", ha dichiarato Abdul Salam Haniyeh, uno dei figli di Ismail Haniyeh, sottolineando che "Hamas continuerà a resistere fino alla liberazione della Palestina". Il gruppo filo palestinese ha affermato che il leader del movimento "è morto a seguito di un pericoloso raid sionista nella sua residenza a Teheran".

In un'altra dichiarazione, la Guardia rivoluzionaria iraniana ha affermato: "Stiamo studiando le dimensioni dell'incidente del martirio di Haniyeh a Teheran" e annunceremo i risultati dell'indagine in seguito.

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