Nuovo raid delle Idf nel nord della Striscia di Gaza: almeno 100 morti

Nuovo raid di Tel Aviv nel nord della Striscia. Proseguono anche gli attacchi mirato contro Hezbollah nella zona sud di Beirut

Nuovo raid delle Idf nel nord della Striscia di Gaza: almeno 100 morti
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Una nuova domenica di sangue in Medio Oriente: le Idf hanno colpito un edificio residenziale a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, uccidendo almeno 100 persone, secondo l'Ufficio stampa del governo di Gaza. La difesa civile afferma che i suoi team non sono in grado di raggiungere la zona e che decine di altre persone sono ferite e intrappolate sotto le macerie. Fra gli attacchi più letali nell'area, sempre questa mattina, quello che ha colpito una casa nel campo profughi di al-Bureij, nel centro di Gaza, stando a quanto dichiarato all'Afp dal portavoce della protezione civile palestinese, Mahmoud Bassal. Nella palazzina si erano trasferite famiglie di sfollati da altre zone di Gaza. Fra le vittime ci sono molte donne e bambini. Altre 24 persone sono morte e diverse altre ferite in un raid nei campi profughi di al-Bureji e Nuseirat, nel centro della regione.

Nuovi attacchi su Beirut

Oltre agli intensi attacchi, Tel Aviv ha bombardato una roccaforte libanese di Hezbollah nei pressi dell'aeroporto internazionale di Beirut. Le Idf affermano di aver completato un'ondata di attacchi aerei contro obiettivi mirati nel sud di Beirut. Secondo l'esercito, tra gli obiettivi colpiti dai caccia c'erano sale di comando e altre infrastrutture. Prima che gli attacchi venissero effettuati, le Idf hanno diramato avvisi di evacuazione ai civili nella zona.

Secondo quanto riportato dai media statali libanesi, uno degli attacchi aerei ha preso di mira i pressi della chiesa di Nostra Signora della Salvezza, nei pressi dell'ospedale di San Giorgio, nella zona di Hadath, nella periferia meridionale di Beirut, mentre un altro attacco ha preso di mira un edificio residenziale di 12 piani nei pressi della chiesa di Mar Michael, nel quartiere Chiyah, nella parte meridionale di Beirut. Non si sono registrate vittime immediate, ma gli attacchi hanno causato ingenti danni alle strutture vicine.

Un raro attacco aereo israeliano sul centro di Beirut ha ucciso il portavoce principale di Hezbollah. Israele ha anche bombardato diversi edifici nella periferia meridionale di Beirut, dove Hezbollah ha da tempo il suo quartier generale, dopo aver avvertito la popolazione di evacuare. Mohammed Afif, il responsabile delle relazioni con i media di Hezbollah, è stato ucciso in un attacco contro l'ufficio del partito Baath nel centro di Beirut, secondo un funzionario di Hezbollah che non era autorizzato a fornire informazioni ai giornalisti e che ha parlato a condizione di anonimato.

Arrestati i sospettati del lancio di razzi sulla residenza di Netanyahu

In Israele, intanto, tre sospetti sono stati arrestati dopo che ieri sono stati lanciati razzi vicino alla residenza privata del primo ministro Benjamin Netanyahu, che non era presente, a Cesarea, secondo i servizi di sicurezza. I funzionari hanno accusato il movimento di protesta israeliano anti-Netanyahu di aver alimentato l'attacco e la corte ha vietato la pubblicazione delle identità dei sospettati. Secondo i media israeliani, i manifestanti hanno bloccato l'ingresso dell'edificio in cui ha sede l'ufficio del primo ministro Netanyahu a Gerusalemme. Chiedono le sue dimissioni, nuove elezioni e un accordo per lo scambio dei prigionieri israeliani detenuti a Gaza con prigionieri palestinesi. Il filmato condiviso sui social media mostra decine di manifestanti seduti a terra, che ostruiscono l'ingresso dell'edificio.

Altri raid sulla Striscia

Le operazioni israeliane proseguono con particolare intensità anche nelle aree di Jabalia e Beit Hanoun. Secondo le Idf, l'obiettivo è neutralizzare i combattenti di Hamas e impedire il loro riorganizzarsi. L'esercito riferisce di aver ucciso centinaia di miliziani nelle tre aree, ormai isolate da Gaza City. Hamas, nel frattempo, ha riferito al quotidiano qatariota al Araby al Jadeed che da circa un mese non ci sono comunicazioni con i comandanti sul campo responsabili degli ostaggi.

Secondo la stessa fonte, le informazioni sui prigionieri sarebbero strettamente controllate per motivi di sicurezza. Attualmente, 97 ostaggi restano detenuti a Gaza, non si sa in quali condizioni, mentre 109 sono stati liberati o recuperati nel corso dell'ultimo anno.

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