Quando le vittime diventano usurpatori

Come si può pretendere che Israele non reagisca? Come si può condannare la vittima per essersi difesa?

Quando le vittime diventano usurpatori
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Amato Direttore Feltri,
ho notato, e sono certo che se ne sia accorto anche lei, che la tifoseria che sostiene Hamas lanciando invettive contro lo Stato di Israele e il suo popolo, è sempre più nutrita e sta conquistando partecipanti in tutto l'Occidente, anche in Europa, anche in Italia. Mi sono accorto anche del fatto che coloro che attaccano Israele, condannandolo per la reazione militare sulla Striscia di Gaza, non sono soltanto islamici, cittadini palestinesi trapiantati in Europa le cui ragioni potrebbero anche essere comprese risiedendo in una sorta di patriottismo giustificativo, ma sono persino intellettuali, politici, giornalisti, gente che non dovrebbe stare dalla parte del terrore ma mantenere un certo equilibrio o una certa equidistanza.
Riccardo Oliva

Caro Riccardo,
gli intellettuali, i politici e i giornalisti di cui tu parli non credo stiano dalla parte del terrore, non sarebbe corretto metterla in questi termini. Non voglio neppure ipotizzare che essi sostengano i terroristi islamici o che li assolvano o giustifichino. Il punto è un altro: essi si scagliano contro uno Stato, Israele, che è stato attaccato in modo violento il 7 ottobre scorso, giorno in cui le milizie di Hamas hanno sequestrato centinaia di esseri umani, bambini inclusi, i quali sono ancora nelle mani dei rapitori. Ed è questo ad essere incomprensibile: come si può pretendere che Israele non reagisca? Come si può condannare la vittima per essersi difesa?

Cosa avrebbe dovuto fare Israele? Forse lanciare fiori su Gaza? Forse porgere l'altra guancia? O consegnarsi al nemico? O estinguersi direttamente, sparire, cancellarsi, levandosi dalle scatole? Cosa propongono questi filopalestinesi o questi sedicenti pacifisti? Questo non è affatto chiaro.

Dicono che occorra interrompere l'attacco, imporre il cessate il fuoco. Bene. Condivido. A nessuno piace la guerra. A nessuno di noi piace che due milioni di persone siano senza acqua, senza luce, senza cibo, sotto la minaccia continua di saltare in aria. C'è forse qualcuno tra noi che stia godendo per questa macelleria? Ne dubito.

Tuttavia, bisogna ammettere anche che una reazione di questo tipo è stata resa inevitabile. Essa è la conseguenza di una aggressione a cui Israele non avrebbe potuto non rispondere. Essa nasce da una necessità di proteggersi. Se domani il confinante ci invadesse portando via centinaia di donne, uomini, bambini, spargendo sangue, decapitando esseri umani, minacciandoci, noi cosa dovremmo fare? Applaudire? Stringergli la mano e ringraziare? Dargli le chiavi di casa? Sventolare bandiera bianca?

Io ritengo che chi sta levando la voce contro Israele sia mosso altresì da un convincimento errato, ossia che Israele sia una sorta di Stato usurpatore, insediatosi senza diritto nella terra dei palestinesi e che quindi sia colpevole e che dunque si sia meritato di ricevere quell'attacco lo scorso 7 ottobre e che per tutto questo Israele non avesse alcun diritto di proteggersi lanciando missili su Gaza. Insomma, per questi finti pacifisti Israele e gli ebrei se la sarebbero andata a cercare, come si usa dire, mentre la Palestina e i palestinesi, considerati vittime inermi, non meritano quello che Israele sta loro infliggendo.

C'è di fondo anche un evidente spirito antisemita, caratteristico dell'islam radicale, che, purtroppo, non è morto con la fine del nazismo.

Questa è l'umanità.

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