La rivelazione-choc di Johnson: "Putin minacciò di attaccare il Regno Unito"

Boris Johnson ha ammesso alla Bbc che a febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin minacciò, in una telefonata, violente rappresaglie contro Londra in caso di sostegno deciso all'Ucraina. "Basterebbe un minuto"

La rivelazione-choc di Johnson: "Putin minacciò di attaccare il Regno Unito"

Vladimir Putin avrebbe minacciato Boris Johnson e il Regno Unito poco prima dell'invasione dell'Ucraina, paventando la possibilità di un attacco missilistico contro Londra in una telefonata con l'ex premier britannico. A rivelarlo è l'ex inquilino di 10 Downing Street, che parlando alla Bbc in un documentario dedicato al rapporto tra Putin e gli altri capi di Stato e di governo del pianeta, ha rivelato i contenuti di una telefonata "molto lunga", dal carattere "straordinario" avvenuta a monte della guerra a Est.

Il contenuto della telefonata con Putin

"Boris, non voglio farti del male ma, con un missile, ci vorrebbe solo un minuto o qualcosa del genere", avrebbe detto Putin mentre Johnson proponeva nuovi negoziati al capo del Cremlino, preoccupato inoltre per l'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Toni cortesi e tutt'altro che minacciosi, quelli che Putin avrebbe mantenuto nella "telefonata più incredibile" della carriera politica dell'ex leader dei Tory.

Il 2 febbraio 2022 sarebbe stata la giornata del contatto telefonico tra Putin e Boris Johnson. "Credo" - ha aggiunto Johnson - "che dal tono molto rilassato che stava assumendo, il tipo di aria di distacco che sembrava avere, stesse solo assecondando i miei tentativi di convincerlo a negoziare". Johnson in effetti accelerò, dopo il contatto con Putin, l'offensiva diplomatica, non chiudendo però al rafforzamento del fianco orientale Nato.

Otto giorni dopo la telefonata, il 10 febbraio 2022 ci fu l'incontro tra Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, e l'omologa britannica Liz Truss, liquidata dal collega in un'ora dopo un colloquio definito da Lavrov come un confronto "tra un muto e un sordo" in cui peraltro Truss si incartò dopo aver confuso le regioni ucraine occupate (Donetsk, Lugansk e la Crimea), con le due regioni russe di Voronezh e Rostov. Il giorno successivo, l'11 febbraio, il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ebbe a Mosca un bilaterale con il suo omologo russo, Sergey Shoigu. Il documentario della Bbc rivela che Wallace ebbe dal collega l'assicurazione che la Russia non avrebbe invaso l'Ucraina, ma era già convinto del contrario.

Il ruolo di Johnson nella guerra in Ucraina

Nel frattempo, il governo Johnson era già ampiamente impegnato a fornire sostegno militare all'Ucraina e appariva il più combattivo tra gli esecutivi europei della Nato nella volontà di difendere Kiev. In quei giorni, peraltro, venivano avviati programmi di sostegno finanziario all'Ucraina. Londra iniziò ad adoperarsi per fornire fino a 500 milioni di dollari in garanzie di prestito a Kiev con un programma che divenne esecutivo il 23 febbraio 2022, un giorno prima dell'invasione decisa da Putin. Dopo la quale Londra e Johnson ebbero un ruolo da capofila nella Nato per armare l'Ucraina, sostenerla con la diplomazia e l'intelligence, mettere all'angolo la Russia nel consesso internazionale.

La determinazione di Johnson contro Putin è stata, in tempo reale, ampiamente analizzata su Inside Over. Il Premier conservatore si vedeva come un Churchill del XXI secolo intento a combattere l'Hitler del momento, Vladimir Putin; ha rinverdito ifasti dell'Impero britannico e del "Grande Gioco" anti-russo. Ha assunto un ruolo di leader per i Paesi dell'Est e del Nord nel contenimento anti-russo. Forse anche perché minacciato in prima persona da Putin in maniera tanto glaciale, possiamo aggiungere a valle di queste rivelazioni. Nel mondo della globalizzazione la diplomazia è anche fattore umano e di confronto tra i leader. Se Johnson si è sentito minacciato in prima persona dalle parole e dai bluff di Putin, questo può far comprendere, oltre le ragioni della strategia e della geopolitica, la durissima risposta britannica all'offensiva russa nel febbraio scorso.

La smentita del Cremlino

"Quella di Johnson potrebbe essere una bugia deliberata, e quindi sorge la domanda sulle ragioni di una presentazione di tale versione degli eventi": lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "Oppure l'allora primo ministro britannico di fatto non ha capito di che cosa parlava Putin e allora mi viene un po' di disagio per gli interlocutori del nostro presidente" , ha continuato il fedelissimo di Vladimir Putin.

"Non c'è stata - conclude - alcuna minaccia di uso dei missili.

Parlando di minacce per la sicurezza della Russia il presidente Putin aveva evidenziato che nel caso di una adesione dell'Ucraina alla Nato, un potenziale dislocamento dei missili dell'Alleanza o degli Usa presso i nostri confini vorrebbe dire che qualunque missile potrà arrivare a Mosca in pochi minuti. Se questo passaggio è stato percepito in questo modo (da Johnson), allora si tratta di una situazione molto imbarazzante".

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