Salvini su Netanyahu: "I criminali sono altri". Crosetto: "Sentenza sbagliata ma se venisse qui dovremmo arrestarlo"

Matteo Salvini contesta la decisione della Corte internazionale, che ha emesso un mandato di cattura internazionale per il primo ministro israeliano

Salvini su Netanyahu: "I criminali sono altri". Crosetto: "Sentenza sbagliata ma se venisse qui dovremmo arrestarlo"
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La decisione dell'Aia su Benjamin Netanyahu è divisiva: la Corte penale internazionale, per il primo ministro isrealiano e Yoav Gallant, ex ministro della Difesa, ha emesso un mandato di cattura internazionale. L'Unione europea ha sottolineato che tutti i Paesi aderenti dovranno rispettare l'indicazione dell'Aia ma esistono divisioni all'interno della stessa Ue. "Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri", ha dichiarato Matteo Salvini a margine dell'assemblea nazionale di Anci. "Non entro nel merito delle dinamiche internazionali. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l'incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso, dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso e pericoloso", ha aggiunto.

In Europa diversi Paesi hanno reso definita la propria posizione, annunciando che se Netanyahu dovesse attraversarne i confini verrebbe arrestato. In Italia il ministro della Difesa, Guido Crosetto, prima che parlasse Salvini, ha dichiarato che verrà rispettata la decisione dell'Aia, seppure "sia una sentenza sbagliata" perché "ha messo sullo stesso piano il Presidente israeliano e il Ministro della Difesa israeliano con il capo degli attentatori, quello che ha organizzato e guidato l'attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini, bambine e rapito persone a Israele, che è quello da cui è partita la guerra". Il ministro ha però spiegato che "se arrivassero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale" ma, ha sottolineato, "non per decisione politica, non c'entra nulla la decisione politica, per applicazione di una normativa internazionale".

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando il mandato di arresto internazionale dell'Aja nei confronti del premier Benjamin Netanyahu, a margine dell'Assemblea di Anci a Torino, ha sottolineato che "a linea è quella del presidente del Consiglio che io ho il dovere di approvare anche perchè la condivido. Noi esamineremo, leggeremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta. Noi rispettiamo la Corte, la sosteniamo, siamo anche convinti che la Corte debba svolgere un ruolo giuridico e non politico". Per quanto riguarda le decisioni "che prenderemo insieme ai nostri alleati, da lunedì inizia a Fiuggi il G7 Esteri: ne parlerò anche con i miei alleati e vedremo cosa si dovrà fare. Questa è la linea scelta dal presidente del Consiglio: la politica estera la fa il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri la attua. Questa è la posizione ufficiale".

L'Irlanda, la Danimarca, il Regno Unito e la Spagna si sono dette pronte senza indugi ad arrestare il primo ministro israeliano. La Germania per il momento frena, prende atto della decisione ma valuterà "ulteriori passi" solo "quando sarà prevedibile una visita in Germania". Nessun dubbio, invece, per Viktor Orban: "Il mandato di arresto della Corte internazionale contro il premier Benjamin Netanyahu è sfacciato, cinico e del tutto inaccettabile. Ho invitato il primo ministro Netanyahu per una visita ufficiale in Ungheria, dove garantiremo la sua libertà e sicurezza".

Critiche alla sentenza arrivano anche dagli Stati Uniti, dove Joe Biden ha dichiarato che "l'emissione di mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale contro i leader israeliani è scandalosa. Vorrei essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c'è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas". La Santa Sede, invece, preferisce non fare commenti.

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