"Sanzionare i messaggi d'odio". L'affondo di Borrell contro i ministri israeliani

Alla vigilia del Cae informale, l'Alto rappresentante ribadisce la sua proposta di sanzionare i ministri israeliani per alcune loro dichiarazioni. In Medio Oriente proseguono le trattative e l'operazione antiterrorismo delle Idf in Cisgiordania

"Sanzionare i messaggi d'odio". L'affondo di Borrell contro i ministri israeliani

Anche i messaggi d'odio vanno sanzionati. L'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Josep Borrell, nel corso di un door step a Bruxelles, ha dichiarato di aver "avviato le procedure per chiedere agli Stati membri se considerano appropriato includere nella lista delle sanzioni alcuni ministri israeliani che lanciano messaggi d'odio inaccettabili contro i palestinesi e proposte che vanno chiaramente contro la legge internazionale e incitano a commettere crimini di guerra". Borrell ha poi specificato che il Consiglio Affari Esteri di oggi non prenderà decisioni ufficiali e che, in ultima istanza, "spetta agli Stati membri decidere".

La proposta di Borrell

Il 15 agosto scorso, Borrell era intervenuto energicamente sul tema, in occasione di una conversazione con il vice premier giordano Ayman Safadi per confermare il fermo impegno dell'Ue a mantenere lo status quo dei Luoghi Santi, compresa la storica custodia giordana. In quell'occasione Borrell, aveva condiviso il suo fermo rifiuto "delle provocazioni, dei discorsi d'odio e dell'incitamento ai crimini di guerra da parte di alcuni ministri israeliani". La spinta di Borrell ad avanzare l'idea delle sanzioni era arrivata mentre Itaman Ben-Gvir spingeva sulla questione del Monte del Tempio, noto ai musulmani come al-Haram al-Sharif, mettendo a rischio gli "equilibri" del sito dove sono permesse solo le preghiere musulmane ma che i membri di tutte le fedi possono visitare. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu aveva pubblicamente sconfessato le azioni di Ben-Gvir e insistito sul mantenimento dello status quo. Ma la questione ha contribuito a infiammare le già alte tensioni nell'area.

L'Alto rappresentante Ue punta il dito contro il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich e il ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir: il capo della politica estera europea aveva avvertito che avrebbe fatto un passo del genere all'inizio del mese in un post su X. “Mentre il mondo spinge per un cessate il fuoco a #Gaza, il Min. Ben Gvir chiede di tagliare il carburante e gli aiuti ai civili”. E ancora, “Come le sinistre dichiarazioni del Min. Smotrich, questo è un incitamento ai crimini di guerra. Le sanzioni devono essere inserite nell'agenda dell'UE”, ha sottolineato. Il 16 agosto è seguita una dichiarazione di Borrell su X, all'indomani di un grave attacco contro il villaggio palestinese di Jit, in Cisgiordania, da parte di estremisti ebrei, in cui è stato ucciso un palestinese.

Le trattative per un cessate il fuoco a Gaza

Intanto, prosegue il cammino accidentato dei negoziati. Negli ultimi giorni Netanyahu ha dichiarato di prendere in considerazione l'opzione di tenere una riunione del gabinetto di sicurezza nel corridoio di Filadelfia, che separa la Striscia di Gaza dall'Egitto, ma, secondo quanto riportato, la sua proposta è stata respinta. Nei negoziati per un accordo sulla presa degli ostaggi e una tregua, Netanyahu ha insistito sulla sua nuova richiesta che Israele mantenga il controllo del corridoio. Secondo Channel 12, che cita collaboratori anonimi di Netanyahu, il premier ha chiesto al capo dello Shin Bet, Ronen Bar, se i ministri potevano recarsi all'incontro a bordo di veicoli trasporto truppe armati, allo scopo di mostrare loro il luogo, convincerli a sostenere la sua richiesta e ribadire che si tratta di una proposta seria. Secondo il rapporto, Bar avrebbe respinto questa opzione a causa dell'entità delle misure di sicurezza che sarebbero state necessarie per un evento del genere in una zona di guerra attiva.

A esprimere sfiducia nell'andamento attuale dei negoziati, l'uomo simbolo della mediazione: il portavoce del ministro degli Esteri, nonchè primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, in un'intervista sul Corriere della Sera. "Non sarebbe costruttivo in questo momento incolpare una parte o l'altra". Ma è chiaro che l'omicidio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh "ha rallentato tutto, ma siamo fiduciosi che un cessate il fuoco a Gaza fermi una possibile escalation. La pace è un lungo processo. Con la fine del conflitto e una soluzione che va verso la costruzione di due Stati, pensiamo che il Medio Oriente possa diventare più sicuro".

Il ministro qatariota ha ribadito come il suo Paese medi tra Hamas e Israele dal 2006, riconoscendo che la situazione non è mai stata così complicata, a causa di una mancanza totale di fiducia tra le parti. Al Thani ha sottolineato che è suo primario interesse lasciare tutti i tavoli aperti e accessibili: tra i canali da tenere aperti c'è quello iraniano. Teheran è costantemente informata e sollecitata da Doha a non scivolare verso l'ulteriore escalation. In questo momento, Al Tahani sostiene che sul tavolo ci sia ancora il "documento ponte" proposto dagli Usa.

L'operazione delle Idf in Cisgiordania

Ad aggiungere benzina sul fuoco, le ultime dichiarazioni che provengono da Hamas. Secondo quanto riportato dai media arabi, tra cui Sky News Arabia, un alto funzionario del gruppo, Khaled Mashaal, chiede la ripresa degli attentati suicidi in Cisgiordania. In un discorso a una conferenza a Istanbul, Mashaal ha dichiarato: "Vogliamo tornare alle operazioni suicide. Questa è una situazione che può essere affrontata solo con un conflitto aperto. Ci stanno combattendo con un conflitto aperto, e noi li affrontiamo con un conflitto aperto. Ripeto il mio appello a tutti a partecipare su più fronti alla vera resistenza contro l'entità sionista".

Da Tel Aviv, intanto, è stata definita "operazione di lotta al terrorismo", la serie di raid via terra lanciati nella notte tra martedì e mercoledì in vari campi profughi nel nord della Cisgiordania.

Nelle aree di Jenin, Ramallah, Qalqilya, Tulkarem e Tubas sono avanzati i carri armati dell'Idf che vi rimarranno, secondo i vertici militari di Tel Aviv, per alcuni giorni. L'obiettivo dell'operazione è quello di "contrastare le infrastrutture terroristiche islamico-iraniane", come ha fatto sapere il ministro degli Esteri Israel Katz.

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