Scontri etnici tra soldati russi: le tensioni nelle truppe minano le difese a Zaporizhia

L'Isw riporta l'episodio di un mobik dell'Ossezia settentrionale, malmenato con due commilitoni dalla polizia militare dopo che gli agenti gli avevano chiesto la sua etnia

Scontri etnici tra soldati russi: le tensioni nelle truppe minano le difese a Zaporizhia
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Divisioni e contrasti interetnici potrebbero minare l’integrità e la coesione delle difese russe nell’oblast di Zaporizhia. A sottolinearlo è l’Institute for the study of war, che riporta la presenza di queste tensioni all’interno dei reggimenti di fucilieri motorizzati delle Guardie. Un episodio in particolare ha attirato l’attenzione del think tank statunitense.

In un video diffuso il 25 settembre, un mobik della repubblica dell’Ossezia Settentrionale – Alania di nome Arsen Temiraev ha dichiarato che lui e altri due soldati sono stati malmenati dalla polizia militare della Federazione nella città di Tokmak. Stando alla testimonianza dell’uomo, gli agenti avrebbero chiesto ai tre quale fosse la loro etnia, prima di dire “la Russia appartiene ai russi”. Temiraev ha affermato che alle origini dell’aggressione vi sarebbe l’accusa mossa da un cittadino del luogo, secondo cui gli osseti avrebbero abusato sessualmente di alcuni bambini. Un crimine, questo, di cui il soldato si è definito innocente, per poi aggiungere che “pensavo che i nazisti fossero dall’altro lato, ma a quanto pare sono tra di noi”.

Sergei Menyaylo, il presidente dell’Ossezia del Nord, ha dichiarato che “elementi dei battaglioni Alania e Tempesta Ossezia hanno verificato l’indicente e di averlo riferito al comando del Distretto militare meridionale, che a sua volta ha informato il comando della 58esima Armata combinata”. Come riporta l’Isw, Menyaylo ha definito l’accaduto “inaccettabile per qualsiasi soldato russo”.

Tensioni di questo genere potrebbero anche minacciare la posizione di Ramzan Kadyrov all'interno del mondo politico russo. All'origine della controversia tra il fedele alleato di Vladimir Putin e i rappresentanti della Federazione vi è un video postato dal leader ceceno, in cui si vede il figlio Adam picchiare selvaggiamente un prigioniero ucraino accusato di aver bruciato il Corano. Il presidente della Cecenia si è detto fiero delle azioni della sua prole che "ha fatto la cosa giusta", ma l'incidente ha generato indignazione e molteplici richieste di condanna da parte di molti funzionari russi.

Il capo per il Consiglio dei diritti umani di Mosca Valery Fadeev ha dichiarato che è necessario "seguire le regole per la detenzione dei sospettati", mentre Eva Merkacheva, membro della medesima organizzazione, ha definito il pestaggio "una sfida all'intero sistema legale della Russia". La donna ha criticato aspramente la repubblica cecena, sostenendo che "i suoi esponenti hanno dimostrato di commettere crimini e che non gli succederà nulla".

Ramzan Kadyron, pur rimanendo schierato dalla parte del figlio, ha affermato che Adam verrà punito nella misura massima prevista dalla legge russa, se un tribunale della Federazione dovesse condannarlo.

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