Trump prepara la stretta agli aiuti: "Zelensky non vuole la pace"

Prosegue il lavoro tra la coalizione di "volenterosi" con gli Usa. Ma la strada è in salita. Starmer all'attacco: "Accordo sui minerali non basta per difendere Kiev". E Trump pensa a fermare le forniture

Trump prepara la stretta agli aiuti: "Zelensky non vuole la pace"
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All'indomani del vertice di Londra, prosegue la serrata trattativa tra le due sponde dell'Atlantico sul futuro dell'Ucraina, ma da Washington continuano a giungere continui colpi di scena.

I colpi di scena da Washington

Il primo: Donald Trump ha convocato d'urgenza un vertice sulla crisi in Ucraina durante il quale valuterà l'ipotesi di sospendere gli aiuti militari forniti da Washington a Kiev. Convocato il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e altri alti funzionari, hanno affermato le fonti. "La pazienza del popolo americano non è illimitata, i loro portafogli non sono illimitati e le nostre scorte e munizioni non sono illimitate", ha dichiarato Waltz. Ma ce n'è anche per l'Europa: il Vecchio Continente avrebbe speso più soldi per "acquistare petrolio e gas russi di quanti ne abbia spesi per difendere l'Ucraina. Di gran lunga!", ha scritto su Truth il presidente Trump.

Il secondo, più tardi: Washington starebbe elaborando un piano per allentare le sanzioni contro la Russia. Lo riferiscono alla Reuters un funzionario americano e un'altra persona informata. Secondo le fonti, la Casa Bianca ha chiesto ai dipartimenti di Stato e del Tesoro di redigere un elenco di misure da discutere con rappresentanti di Mosca nei prossimi giorni: sotto attenta analisi entità e individui selezionati, tra cui alcuni alcuni oligarchi russi.

La proposta Starmer-Macron in attesa

Interpellato sul piano proposto dal presidente francese Emmanuel Macron per una tregua parziale della durata di un mese, il portavoce ha chiarito che si tratta di una delle "diverse opzioni sul tavolo". Tuttavia, ha ribadito che qualsiasi intesa dovrà essere "solida, sostenibile e garantire all'Ucraina capacità difensive adeguate". Nel frattempo, il Segretario alla Difesa John Healey partirà nei prossimi giorni per Washington, dove discuterà i dettagli di un possibile accordo di pace con il suo omologo statunitense Pete Hegseth.

Non si spegne, tuttavia, il corollario di tensioni scaturite dalla triangolare Trump-Zelensky-Vance. "Zelensky aveva l'opportunità di partire con un'intesa economica che avrebbe garantito vantaggi all'Ucraina e, a mio avviso, al mondo intero per una generazione. È difficile capire perché abbiamo incontrato una simile opposizione.": con queste parole, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Mike Waltz, ha commentato la mancata firma dell'accordo sui minerali, dopo il confronto teso tra il presidente ucraino e Donald Trump.

Starmer ha sottolineato che l'accordo sullo sfruttamento dei minerali in Ucraina, ancora non firmato, è da solo non sufficiente per offrire a Kiev le garanzie di sicurezza di cui ha bisogno. La reazione è giunta in risposta a un intervento del leader di Reform Uk Nigel Farage, secondo cui migliaia di americani in Ucraina a lavorare sono più che sufficienti a garantire la sicurezza del Paese. "Posso solo ricordale che la Russia è l'aggressore, Zelensky il leader di un Paese in guerra che è stato invaso e che tutti dobbiamo sostenerlo", ha affermato il premier inglese.

Il passo indietro degli Usa, la ritrosia di Pechino

Con l'avvio di una nuova settimana, torna a parlare anche Trump. Secondo il presidente degli Stati Uniti, il capo di Stato ucraino "non vuole la pace". Poco prima, Zelensky aveva dichiarato che la pace "è molto lontana". Commentando un post sui social, Trump ha scritto che "questa è la peggior dichiarazione che Zelensky potesse fare e l'America non tollererà questa situazione a lungo. Come dicevo, questo tipo non vuole la pace finchè avrà il sostegno dell'America". Inoltre, "l'Europa ha detto che senza l'America non può farcela" ad aiutarla. "Forse non una grande dichiarazione in termini di dimostrazione di forza nei confronti della Russia. Ma a cosa pensano?", ha commentato ironicamente Trump.

Da Washington, mentre l'amministrazione riflette sui prossimi passi dopo il disastroso incontro nello Studio Ovale di venerdì scorso, emerge una notizia che mina la sopravvivenza del supporto economico Usa a Kiev. La scorsa settimana, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha deciso di chiudere un programma dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, che aveva destinato centinaia di milioni di dollari alla ricostruzione delle infrastrutture energetiche ucraine colpite dagli attacchi russi. La notizia è stata rivelata a NBC News da due funzionari dell'Usaid impegnati nella missione per l'Ucraina. Secondo una delle fonti, la decisione rappresenta un duro colpo per la capacità dell'amministrazione di negoziare un cessate-il-fuoco, inviando al Cremlino un segnale di scarso impegno da parte di Washington nei confronti di Kiev e degli investimenti fatti in passato.

In quella che appare come una delle settimane più complesse dallo scoppio del conflitto, ricompare Pechino, tirata per la giacchetta fin dalle prime fasi della guerra. Ma la Cina resiste ancora una volta nel farsi affibiare il compito di ago della bilancia, che storicamente ha sempre rifuggito preferendo in suo luogo il pragmatismo estremo. Secondo un duro commento pubblicato dall’agenzia statale cinese Xinhua, gli ultimi sviluppi nei rapporti tra Washington e Kiev confermerebbero ancora una volta l’egemonia statunitense. Il fallimento improvviso dei colloqui tra Stati Uniti e Ucraina sarebbe il riflesso della frustrazione americana per l’impasse nel tentativo di sfruttamento delle risorse naturali ucraine. L’agenzia cinese sottolinea come persino alcuni media occidentali e ucraini abbiano definito il patto una vera e propria "colonizzazione economica" dell'Ucraina. Il commento richiama episodi del passato, evidenziando come Washington abbia spesso perseguito i propri interessi strategici ed economici a scapito della sovranità di altri Paesi. Il parallelo con Iraq e Afghanistan viene definito inquietante, con il rischio che l’Ucraina possa diventare l’ennesima vittima di questa strategia.

Nessun peacekeeper cinese in Ucraina, pronto il piano von der Leyen

Alla domanda se la Cina invierà dei peacekeeper in Ucraina, come suggerito da alcuni analisti, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha risposto che non è stata la Cina ad avviare la crisi in Ucraina, né ne è parte. "La Cina sostiene tutti gli sforzi che favoriscono una soluzione pacifica della crisi", ha proseguito, aggiungendo che Pechino "spera che le parti interessate possano trovare una soluzione sostenibile e duratura che tenga conto delle reciproche preoccupazioni".

Dall'Europa, il coro di "volenterosi" promosso dal cerimoniere di Lancaster House Keir Starmer sembra trovare diretta conseguenza nell'accellerata che l'Unione ora vuole dare al riarmo europeo: "Sto preparando intensamente il Consiglio Europeo insieme al presidente Antonio Costa. Domani informerò gli Stati membri con una lettera sul piano per riarmare l'Europa", ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, rispondendo ad una domanda alla fine di una dichiarazione alla stampa sul dialogo strategico con il settore automotive. "Abbiamo bisogno - aggiunge - di un incremento massiccio nella difesa, senza dubbio.

In Ucraina "vogliamo una pace duratura, ma la pace duratura si costruisce solo con la forza. E la forza inizia con il rafforzamento di noi stessi. Questo - conclude - è lo scopo del piano che presenterò domani agli Stati membri per riarmare l'Europa".

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