Siria, il massacro degli islamisti: ecco tutti i numeri dell'orrore

Oltre 2mila alawiti sono stati uccisi negli ultimi mesi. A compiere la strage gli uomini di Hayat Tahrir al Sham, il movimento legato al presidente Ahmad al-Shara

Siria, il massacro degli islamisti: ecco tutti i numeri dell'orrore
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Come sempre, quando si parla di Siria, i numeri delle vittime non hanno valore. O quasi. Servono a dare un'idea del massacro quotidiano che si compie in quella terra, ma sono cifre al ribasso. Sempre. Mezzo milione di morti, si dice a proposito del conflitto ormai concluso. Un numero rimasto lì, appeso a parecchi anni prima che la guerra finisse, solamente perché nessuno riusciva più a contare i decessi. Una cifra impressionante, utile a imprimerla nella testa di chi, per caso o per destino, si fosse imbattuto nella cronaca di questo martoriato Paese.

Secondo uno studio preliminare realizzato in Siria che ilGiornale ha potuto visionare, negli ultimi mesi si sarebbero verificati 25 massacri che hanno provocato la morte di almeno 2246 alawiti, la minoranza a cui appartiene il presidente Bashar al Assad. A trovare la morte anche 42 persone di altre religioni, soprattutto cristiani. Il tutto documentato - secondo quanto riferisce il report - da almeno 811 video. Che sono tremendi e che vanno al di là della guerra, che già di per sé è abominevole, perché mostrano la vendetta. Che è sempre più spietata di ogni conflitto.

Nei filmati (verificati) che circolano in rete si vedono gli alawiti che vengono prelevati a casa o mentre stanno camminando per strada. Vengono picchiati e presi a scudisciate. I loro volti diventano maschere di sangue e gli uomini di Hayat Tahrir al Sham, la vecchia Al Qaeda comandata dall'attuale presidente Ahmad al-Shara (Al Jolani), non si fermano. A farne le spese sono anche gli anziani e i bambini, come si vede nei filmati. Anche Amnesty International sta parlando di "crimini di guerra", anche se pare non interessi a nessuno. I racconti dell’ong sono agghiaccianti: "Ho sentito un uomo armato chiedere a mio fratello se fosse alawita o sunnita. Poi ho sentito mia madre urlare. Ho aspettato un po' prima di scendere le scale e ho visto i loro corpi. Mio padre aveva 75 anni ed era un professore di inglese. Uno dei miei fratelli era avvocato e l'altro era laureato in letteratura inglese. Non avevano mai portato un'arma in vita loro". Anche le donne incinte - riporta sempre Amnesty - vengono ammazzate. Le sparizioni sono all'ordine del giorno, così come i corpi senza vita ritrovati ai margini delle strade o nascosti nei canali. Intere famiglie scompaiono nel nulla, per poi riapparire solo da morte. Ad Al-Qusayr, non lontano da Homs, i miliziani di Hayat Tahrir al Sham hanno fatto irruzione nelle case dei cristiani, distruggendo abitazioni e immagini sacre. E lo stesso accade anche ad Aleppo e nei suoi sobborghi, dove le comunità legate alle diverse Chiese sono più numerose.

Non si tratta più eventi sporadici, ammesso e non concesso che lo siano mai stati. Queste irruzioni e questi omicidi sono ormai la normalità della Siria liberata.

Quella delle bandiere colorate dei primi giorni dopo la caduta di Assad ha fatto spazio a quella dei vessilli con la shahādah, la professione di fede islamica. E del sangue rosso di oltre duemila nuovi cadaveri.

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