Lo scontro tra Israele e Hezbollah allontana la guerra totale. E le Idf liberano un ostaggio

Dopo gli attacchi reciproci di domenica all'alba, una nuova stasi sembra regnare tra Israele ed Hezbollah. Un inizio di de-escalation oppure lo scontro finale è solo rinviato?

Lo scontro tra Israele e Hezbollah allontana la guerra totale. E le Idf liberano un ostaggio
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L'attacco preventivo di Israele contro Hezbollah, per una fitta schiera di diplomatici e analisti, potrebbe aver evitato, almeno per il momento, lo scoppio di una guerra totale tra le parti. O almeno rinviato. Vera o meno che si riveli questa profezia, certo è che-da un punto di vista militare- l'operazione di Israele ha risposto a un esigenza tecnica: attaccare prima che le raffiche di razzi dal Libano ubriacassero Iron Dome.

Escalation, ma con freno d'emergenza

Dalle colonne del Washington Post, quella di domenica viene bollata come un'"escalation controllata", che avrebbe permesso a Israele ed Hezbollah di intestarsi un successo militare e salvare la faccia di fronte alle rispettive opinioni pubbliche. Più evidente per Israele, meno per Hezbollah: si ricorderà che, a qualche ora dall'attacco, la stampa araba aveva iniziato a schernire i proxy iraniani, "rei" di aver mancato obiettivi sensibili, finendo per colpire pollai in alta Galilea. Tuttavia, l'intenso scambio di razzi, missili e droni, viene-a freddo- valutato come freno d'emergenza tirato prima di un'escalation potenzialmente drammatica.

Hezbollah e Israele "entrambi felici"?

Dalle pagine del quotidiano americano, i commentatori sembrano concordare sul fatto che sia Hezbollah che Israele sarebbero "entrambi felici", sebbene nello scontro abbiano perso la vita tre presunti miliziani di Hezbollah in Libano e un marinaio israeliano, colpito dai frammenti di un missile intercettore. Più che felici, forse, con più remore, si direbbe. Israele sa che Hezbollah vuole vendicare Fuad Shukr, così come dal Libano si è ben consci che Israele difenderà a oltranza il territorio e porterà avanti la lotta senza quartiere ad Hamas. Nonostante ciò, in molti in tutto il Medio Oriente, scrive ancora il Post, avrebbero tirato "un sospiro di sollievo": ne sarebbe una prova il prosieguo al Cairo dei negoziati sul cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi a Gaza, con la Casa Bianca che ha parlato di "progressi".

A questo proposito, Kaid Farhan al-Qadi, 53enne beduino preso in ostaggio il 7 ottobre da Hamas, è stato recuperato vivo a Gaza dall'esercito israeliano. L'uomo, padre di 11 figli, è stato sequestrato oltre 10 mesi fa mentre si trovava nel kibbutz Magen, nel sud dello Stato ebraico, dove lavorava in un centro di imballaggi.

Azioni e reazioni

"Se questa è stata la risposta totale di Hezbollah, è l'ultima dimostrazione che il gruppo cercherà di evitare l'escalation con Israele a tutti i costi", ha detto Harrison Mann, un ex analista di intelligence per il Medio Oriente presso la Defense Intelligence Agency. Tuttavia vanno ricordati due elementi che riportano con i piedi per terra: Hamas seguita a non presenziare ai negoziati, rifiutando la "proposta ponte" Usa, e chiedendo di attenersi alla proposta del 2 luglio. Per tutta risposta, al ritorno dal Cairo, domenica sera-alla fine di una giornata dalla portata drammatica- le Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno lanciato un razzo M90 contro Tel Aviv, "in risposta ai massacri perpetrati contro i civili e allo sfollamento forzato".

Su queste azioni e reazioni uguali e contrarie, continua a incombere l'Iran.

A nessuno è dato sapere quando e se Teheran vorrà vendicare l'uccisione di Ismail Haniyeh sul proprio territorio. Una minaccia solo rinviata, forse, che ora incastra in un unico groviglio la battaglia di Hamas e quella dell'Iran.

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