Così Teheran vuole spingere Hezbollah ad attaccare Israele

Secondo i funzionari Usa, l'Iran starebbe meditando il passo indietro rispetto a un attacco di grandi dimensioni, fomentando allo stesso tempo i suoi proxy ad attaccare Israele

Così Teheran vuole spingere Hezbollah ad attaccare Israele
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L' Iran starebbe per cedere, rinunciando ai suoi intenti bellicosi. Secondo il Washington Post, a detta dei funzionari Usa, l'Iran sembra essere stato scoraggiato da una massiccia dimostrazione di forza americana. La cattiva notizia è che Teheran sta incitando il suo proxy, Hezbollah, ad attaccare.

L' editorialista David Ignatius dalle colonne del quotidiano Usa parla del "silenzio assordante" in Medio Oriente, una fase in bilico tra una svolta verso la pace e un nuovo passo verso la catastrofe, con l'accordo per un cessate il fuoco a Gaza che appare essere perennemente a un passo, ma con i negoziati puntualmente in stallo, compiendo un passo avanti e due indietro a ogni round. Tuttavia, che i negoziati siano ancora in piedi resta un buon segnale, che riduce-ma non esclude- l'ipotesi di una "guerra devastante" tra Israele e l'Iran del nuovo presidente Masoud Pezeshkian.

Ignatius riporta le informazioni ottenute da funzionari Usa e israeliani. Il primo ostacolo indicato è il preoccupante silenzio di Hamas alla "proposta ponte" dei mediatori Usa, sebbene il leader del movimento Yahya Sinwar abbia ricevuto la proposta e abbia comunicato di stare studiandola: quest'ultimo, secondo i funzionari americani, sarebbe favorevole all'accordo, intrappolato com'è nei tunnel sotterranei di Gaza e "a corto di munizioni e rifornimenti".

Stante ciò bisogna chiedersi perché Hamas ora temporeggi, probabilmente nella speranza che l'Iran o Hezbollah attacchino Israele, prosegue l'editoriale di Ignatius, aggiungendo che la Repubblica Islamica sembra possa "deludere" Hamas. Perché, secondo i funzionari Usa, i leader iraniani hanno deciso di rinviare la "risposta" all'uccisione di Ismail Haniyeh, mentre Hezbollah accusa Israele per l'uccisione, il giorno prima a Beirut, del suo comandante Fuad Shukr. Secondo Washington, il leader del gruppo sciita libanese, Hasan Nasrallah, potrebbe aver fatto un passo indietro rispetto al piano di lanciare una raffica di razzi contro Tel Aviv. Ma Nasrallah ha minacciato di vendicare Shukh e in fatto di obiettivi non ha che da scegliere.

In questo contesto, l'altro ostacolo per i mediatori Usa, scrive Ignatius, è il premier israeliano Benjamin Netanyahu che "rallenta i negoziati".

Secondo funzionari Usa, Netanyahu avrebbe fatto alcune concessioni nella telefonata delle scorse ore con Biden, compresa una mappa che mostra dove Israele propone di dispiegare le sue forze lungo la Philadelphi Route, il corridoio tra Egitto e Striscia di Gaza.

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