Caro Tommaso,
mi ha lasciato alquanto interdetto l'uscita fuoriluogo e sproporzionata di Macron espressa al termine della conferenza di Parigi in cui si è discusso riguardo l'impegno dei Paesi occidentali in Ucraina. Cosa diavolo sarà saltato in testa al presidente francese? Si sarà fatto troppo prendere dall'entusiasmo? Avrà alzato un po' il gomito? Forse egli non era in sé?
Di sicuro lo statista ha dato prova di avventatezza e assenza di prudenza, in quanto anche soltanto compiere determinate esternazioni può produrre conseguenze negative in una fase così delicata come quella in cui ci troviamo, arrivando ad innescare irreversibili meccanismi che potrebbero condurci alla deriva. Ciò a cui dovremmo invece puntare è il dialogo, ossia la distensione, non di certo l'inasprimento delle posizioni e dunque della guerra, la quale ormai si protrae da due lunghi anni senza vincitori né vinti.
O forse no. Ad essere sconfitti infatti mi pare che siamo tutti noi, non solo le parti coinvolte direttamente, ma anche noi che stiamo di fatto partecipando al conflitto, pur senza mettere piede sul territorio ucraino, sostenendo il Paese aggredito, l'Ucraina, mediante l'invio di continui e ingenti aiuti militari, decisione che abbiamo avvertito come doverosa, imposta non soltanto dal buonsenso ma anche dalle norme del diritto internazionale così come codificate nel secondo dopoguerra.
La nostra posizione è già chiara e netta e non serve che venga ulteriormente puntualizzata: siamo schierati contro l'aggressore. Un coinvolgimento più forte da parte nostra rappresenterebbe senza dubbio l'anticamera nonché causa sufficiente per giungere alla terza guerra mondiale, con tanto di ricorso alle armi nucleari. Sarebbe la distruzione del pianeta, dell'umanità, un evento irreversibile che pure non è affatto impossibile. Anzi, possibile lo diventa ancora di più, ad esempio, quando un capo di Stato, in una occasione internazionale ufficiale, dichiara con sorprendente superficialità che sarebbe opportuno intervenire militarmente contro la Russia.
È quello che ha fatto Macron. Le sue parole costituiscono un incidente diplomatico aggravato. Tanto che immediata è stata la risposta del Cremlino per bocca del portavoce di Putin Dmitri Peskov: «Un conflitto militare diretto tra la Nato e la Russia sarebbe inevitabile se soldati di Paesi occidentali dovessero essere inviati in Ucraina. Non dobbiamo parlare di probabilità, ma di inevitabilità, ed è così che la valutiamo». Del resto, cosa avremmo potuto attenderci? Che Mosca rimanesse muta davanti a quelle che sono suonate a tutti gli effetti come minacce?
Pensiamo per un attimo a cosa avverrebbe se domani i nostri soldati, italiani, tedeschi, francesi, spagnoli, e anche statunitensi, canadesi, inglesi, varcassero le frontiere ucraine per combattere contro i russi. A quel punto la Russia sarebbe autorizzata a bombardarci, ad invaderci, a lanciare missili contro di noi. Sarebbe da parte nostra una vera e propria dichiarazione di guerra, ma noi non siamo in guerra contro la Russia né intendiamo esserlo, nonostante la mole di sanzioni che le abbiamo comminato e nonostante il supporto che stiamo fornendo a Zelensky.
Come giudico la sparata di Macron? Trattasi delle parole di uno statista evidentemente incapace che non ci sta con la testa. Trattasi di un errore. A mio avviso, imperdonabile.
A porre un argine alle ripercussioni che tali frasi avrebbero determinato sono intervenute la dichiarazioni degli altri capi di Stato e di governo che hanno preso parte alla conferenza e
che hanno ribadito che non è mai stata nemmeno lontanamente valutata l'ipotesi di spedire i soldati della Nato a fare macelleria di soldati russi in Ucraina.Qualcuno tenga al guinzaglio Macron. È a rischio il pianeta Terra.
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