La caduta di Bashar Al Assad in Siria. Il Medio Oriente travolto dalle tensioni tra Israele e Iran. Il braccio di ferro tra Russia e Ucraina. Le tensioni crescenti tra Stati Uniti e Cina, che attraversano la penisola coreana e si diramano nel Mar Cinese Meridionale. E ancora: la guerra civile in Myanmar, i continui tumulti in Africa e la polveriera balcanica. Che la Terza guerra mondiale sia già iniziata, sotto i nostri occhi, senza che nessuno se ne sia accordo? Se lo è chiesto il Wall Street Journal, secondo cui i vari conflitti, più o meno latenti, in giro per il pianeta - gli stessi che in passato si pensava fossero scollegati - si sarebbero ormai fusi in una fantomatica, nuova guerra mondiale. Lo conferma, del resto, anche la visione di alcuni dei principali leader, ministri e alti diplomatici della Terra.
Benvenuti nella Terza guerra mondiale (a pezzi)
"È l'era del confronto globale", ha dichiarato di recente il ministro degli Esteri ceco Jan Lipavský. "La violenza che sta avvenendo in questo momento nel mondo dimostra una cosa: non abbiamo più conflitti separati tra loro e che potrebbero essere gestiti separatamente. C'è uno sforzo comune per distruggere l'ordine internazionale e dobbiamo fare tutto il possibile per impedirlo", ha aggiunto lo stesso Lipavský.
Che dire, invece, di Sergej Lavrov? Il ministro degli Esteri della Russia continua a ripetere che l'Occidente si aggrappa all'egemonia decadente dell'America, ma sta inesorabilmente perdendo terreno rispetto al "mondo libero", termine usato per indicare l'asse formato da Federazione Russa, Cina, Corea del Nord e Iran. "La lotta di questi due mondi, uno in fase di estinzione e l'altro emergente, non procede senza scontri", ha osservato Lavrov in una conferenza in Qatar.
Il mondo è dunque sempre più suddiviso in due blocchi tra loro contrapposti su più fronti. Il recente (e secondo alcuni presunto) arrivo delle truppe nordcoreane sul fronte ucraino al fianco del Cremlino evidenzia il collegamento tra le tensioni europee e quelle asiatiche. E pensare, ricorda il richiamato Wsj, che soltanto un decennio fa Mosca e Pechino collaboravano con Washington per contenere Teheran e Pyongyang, votando per una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per condannare il programma nucleare iraniano nel 2015 e sanzionare il governo nordcoreano nel 2017.
Scontro tra blocchi
Oggi si è creato un solco – che è ogni anno sempre più ampio – tra il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti e il resto del mondo, suddiviso tra Paesi in via di sviluppo, Paesi ufficialmente non interessati ad allinearsi e nazioni che vorrebbero rivedere l'ordine globale, considerato da molti eccessivamente sbilanciato in favore dell'Occidente. "L'unità delle autocrazie è forse più forte dell'unità delle democrazie in questo momento. C'è una lotta tra autocrazie e democrazie, e le autocrazie hanno una mano vincente", ha affermato il generale Onno Eichelsheim, capo della difesa olandese.
Il fatto che Russia, Cina, Iran e Corea del Nord abbiano sistemi politici e ideologie diversi tra loro, e che non siano uniti da un'alleanza formale come la Nato, ha forse indotto i governi occidentali all'autocompiacimento. È questo il pensiero di Andrew Shearer, capo dell'intelligence nazionale australiana.
"Abbiamo forse collettivamente sottovalutato la portata di questo asse emergente e l'impatto strategico che sta avendo su tutti noi", ha avvertito in un discorso all'Halifax International Security Forum in Canada il mese scorso. Adesso il tempo stringe. E la diplomazia è l'ultima carta da giocare prima del disastro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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