Ucraina, stretta sui libri russi: Zelensky firma la legge che li vieta

A un anno dall'approvazione della legge presentata in parlamento, il presidente ucraino ha approvato il testo che vieta l'importazione e la distribuzione dei libri russi e bielorussi

Ucraina, stretta sui libri russi: Zelensky firma la legge che li vieta
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Alla fine è successo: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha messo al bando l'importazione dei libri provenienti da Russia, Bielorussia e dai territori occupati. La legge 2309-IX, firmata giovedì 22 giugno 2023, ha avuto un iter complicato. Approvata dalla Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) la scorsa estate, è rimasta un anno sulla scrivania del capo dello Stato in attesa di una decisione finale. Perché Zelensky ha tentennato? Perché il suo stesso governo ha espresso parere contrario, in due occasioni. Prima il ministero della Giustizia ha criticato il disegno di legge in quanto incompatibile con alcuni articoli della costituzione. Poi è intervenuto anche il ministero degli Esteri, guidato da Dmytro Kuleba, preoccupato per la conformità ai trattati e alle norme europee che Kiev dovrà rispettare se vorrà un giorno entrare nell'Ue.

"Ho firmato la legge "sulle modifiche ad alcune leggi dell'Ucraina relative all'istituzione di restrizioni all'importazione e alla distribuzione di prodotti editoriali riguardanti lo Stato aggressore (la Russia, ndr), la Repubblica di Bielorussia e il territorio temporaneamente occupato dell'Ucraina", ha scritto Zelensky in un messaggio su Telegram. Ma il presidente ucraino è sicuro di aver fatto la scelta giusta. "Ritengo la legge corretta", ha continuato. "Il testo è stato inviato alle istituzioni dell'Unione europea per un'ulteriore valutazione se le singole disposizioni della legge possano incidere sull'adempimento degli obblighi di tutela delle minoranze, in particolare dei diritti linguistici, nel contesto delle raccomandazione della Commissione europea sulla domanda di adesione dell'Ucraina all'Ue".

Secondo la nuova normativa, i libri pubblicati in russo da Mosca e Minsk saranno controllati per verificare la presenza di propaganda anti-ucraina. Sarà inoltre vietato pubblicare, importare e distribuire in tutto il territorio ucraino libri contenenti opere di autori che detengono la cittadinanza russa dopo il 1991, data della dissoluzione dell'Unione sovietica e dell'indipendenza dell'Ucraina. Per poterlo fare, sarà necessario richiedere un'autorizzazione speciale oppure rinunciare al passaporto russo e richiedere quello ucraino. La stretta riguarda anche la musica russa riprodotta in televisione e in radio. Nelle ultime settimane si è registrata un'accelerata per via di una petizione lanciata dall'attivista Taras Shamaida che ha raccolto 30mila firme. Zelensky ha risposto sui social promettendo che avrebbe ascoltato la volontà del popolo e firmato la controversa legge.

Si acutizza così lo scontro tra i due Paesi, che coinvolge anche Minsk, una delle nazioni "satellite" di Mosca. Una guerra che non si combatte più solo sul campo di battaglia, ma anche nella cultura, nei costumi e nell'uso della lingua. Il governo ucraino è stato preso di mira dal Cremlino a partire dal 2014 con l'accusa di aver effettuato una repressione contro i suoi cittadini di lingua russa, sfruttando questo pretesto per intervenire nel 2022 con un'invasione militare definita da Putin "operazione speciale". Nell’aprile 2019, quando a Kiev c'era ancora Petro Poroshenko, la Rada ha approvato una legge che rende l’ucraino la lingua ufficiale dello Stato da usare negli uffici pubblici.

Il processo di derussificazione prosegue con l'obiettivo di "rafforzare la protezione dello spazio culturale e informativo ucraino dalla propaganda russa anti-ucraina", come ha spiegato in una nota l'ufficio presidenziale ucraino.

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