Nonostante la partita a scacchi fra Israele e Hamas vada avanti da settimane, anche quest'oggi nulla di fatto. Eppure alcune speranze c'erano, nonostante l'attacco preventivo di Israele in Libano contro Hezbollah: già da questa mattina, infatti, era stata diffusa la notizia secondo la quale il vertice al Cairo si sarebbe tenuto come previsto nonostante le minacce di Nasrallah che promette di colpire ancora perché "superate le linee rosse". Oggetto della discussione quegli ultimi dettagli che ancora non permettono di fare la quadra attorno al cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi.
Hamas fa saltare il banco
Ma il banco sembra saltare di nuovo: "Israele ha posto nuove condizioni per accettare l'accordo e ha fatto marcia indietro su quanto concordato in precedenza. La delegazione ha informato oggi i mediatori della nostra posizione: non accetteremo ritiri da quanto concordato il 2 luglio o nuove richieste". Lo ha dichiarato l'alto funzionario di Hamas Osama Hamdan al canale Al-Aqsa alla fine di questa nuova giornata di negoziati. Tutto come da copione, secondo Tel Aviv: secondo le previsioni israeliane, infatti, Sinwar avrebbe mantenuto l'attuale posizione pubblica di Hamas, che è quella di respingere ogni nuova proposta. La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo stasera stessa, dopo aver incontrato i mediatori egiziani e qatarioti che li hanno informati sui risultati degli ultimi negoziati.
Se la delegazione israeliana era giunta oggi nella capitale egiziana, la delegazione di Hamas si era recata ieri al Cairo guidata dal vice capo a Gaza Khalil Al-Hayya, pur non partecipando direttamente ai colloqui. E le premesse non era affatto state incoraggianti: una fonte palestinese aveva dichiarato all'emittente libanese Al-Mayadeen, affiliata a Hezbollah, che l'incontro al Cairo con la delegazione di Hamas non aveva portato a "progressi evidenti", con Hamas ferma allo schema del 2 luglio, rifiutando inoltre la presenza di forze dell'Idf nell'asse Filadelfia, ovvero quello lungo il confine tra Egitto e la Striscia di Gaza.
Le pretese di Hamas e il razzo su Tel Aviv
Il gruppo ha chiesto garanzie e impegni scritti, smentendo categoricamente le voci di un accordo "imminente". Non solo, ma gettando benzina sul fuoco, Hamas ha salutato l'attacco odierno da parte degli Hezbollah libanesi come uno "schiaffo in faccia" a Israele. "Sottolineiamo che questa risposta forte e mirata, che ha toccato nel profondo l'entità sionista, è uno schiaffo in faccia al governo israeliano", ha dichiarato Hamas in un comunicato.
Voci che presumibilmente sono fuoriuscite proprio da Israele: "Stanno procedendo nella giusta direzione" aveva reso noto l'emittente israeliana Channel 12 citando funzionari a condizione di anonimato e spiegando che il leader di Hamas Yahya Sinwar è sottoposto a forti pressioni affinché accetti l'accordo. I negoziatori israeliani sono tornati in Israele dal Cairo questa sera e discuteranno i prossimi passi con il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Ad aggravare lo stato delle cose, una dichiarazione delle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, in cui si afferma che i loro combattenti hanno lanciato un razzo M90 contro Tel Aviv. Lo riferisce Al Jazeera. "Questo è in risposta ai massacri perpetrati contro i civili e allo sfollamento forzato del nostro popolo", hanno dichiarato i miliziani. Il Times of Israel riferisce che le sirene hanno suonato nella città centrale di Rishon Lezion, situata a sud di Tel Aviv e che l'attacco è stato lanciato da Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo l'Idf, il razzo ha colpito un'area aperta, ma non ci sono notizie di feriti.
La proposta ponte non fa per Hamas: gli Usa confermano il supporto a Israle
Cinque giorni fa, la squadra negoziale di Hamas aveva ricevuto la cosiddetta "proposta ponte", ovvero un'alternativa-spinta dagli Usa-al piano Biden che Hamas sembrava così tanto pretendere nelle ultime settimane. La proposta era stata presentata al tavolo negoziale di Doha, volta ad appianare le distanze fra le parti. Una proposta ibrida che prevede una riduzione della presenza dell'Idf nel corridoio Filadelfia e non un totale ritiro, ma soprattutto l'arrivo di rappresentanti dell'Autorità nazionale palestinese per gestire il valico di Rafah sotto una supervisione israeliana.
Dagli Stati Uniti, oltre alle forti pressioni per giungere a un accordo, non mancano le dimostrazioni di fedeltà all'alleato israeliano. Il segretario alla Difesa Lloyd J. Austin ha parlato oggi con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant per discutere delle azioni israeliane per difendersi dagli attacchi degli Hezbollah libanesi.
Il segretario ha ribadito il diritto di Israele a difendersi e la ferrea determinazione degli Stati Uniti a sostenere la difesa di Israele contro le minacce dell'Iran e dei suoi partner e delegati regionali. Come parte di tale supporto, il segretario ha ordinato la presenza di due Carrier Strike Group nella regione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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