Onorevole Guzzanti, l’hanno
paragonata a Veronica...
«E pure a Silvio, dato che ho avuto
figli da due donne, come lui».
Le ha dato così fastidio?
«Mannò, sono sciocchezze. La
cosa grave è che Sgarbi sosteneva
tesi false e con la violenza verbale
mi ha impedito di replicare».
Cioè?
«Insinuava che avessi rotto col
premier per difendere mia figlia
Sabina. Assurdo. Primo, perché
lei era l’aggressore - nella fattispecie
della Carfagna, che poi mi ha
tirato in ballo; secondo perché a
Silvio io contesto di aver accolto
con entusiasmo l’invasione della
Georgia da parte di Putin. Lo sanno
tutti, ci ho scritto pure un libro
(«Il mio agente Sasha», in uscita sabato,
ndr)».
Sgarbi sostiene che i due erano
amici anche prima, quando lei è
stato eletto per il Pdl.
«Peggio: ha detto che sono amici
da vent’anni. Una cazzata ad alzo
zero da uomo ignorante, detta
solo per zittirmi. Putin si è macchiato
di molte morti negli ultimi
anni, ma nell’89 era nelKgb e controllava
la Stasi della Ddr. Se Sgarbi
ha le prove della loro amicizia
al tempo, è una notizia».
Sul blog lei annuncia querele...
«Sia io, sia mia moglie. Ma non
per l’imboscata, quanto per il fatto
che ha pure detto che starei per
sposarmi un’altra volta. Falsissimo.
Me ne sono andato indignato.
Poi ho saputo che si è detto
rammaricato e si è scusato».
Eppure avete la stessa radice liberale e all’inizio sembravate pure
in sintonia...
«Quasi. Lui è divertito dal fatto
che Berlusconi viva la politica come un
episodio di “Amici miei”. A
me la cosa non diverte e penso
che un premier non si possa comportare
come il Conte Mascetti».
Non vi sentite da due anni...
«Errore. Mi ha chiamato giovedì.
Era affettuoso, io irritato. Sembravamo
due vecchi amanti. Mi
ha detto: “Cos’ho fatto per meritarmi
questo? Ti voglio bene...”».
Pace fatta?
«Macché. Però ci vedremo per
chiarire. Anch’io umanamente gli
voglio bene, ma lo considero un
traditore della Commissione Mitrokhin
e degli ideali liberali. Ho
sempre visto i suoi difetti, ma da
tempo mi sembrano più pesanti
dei pregi. Ecco il perché della rottura,
altro che Sabina!».
E il caso Veronica-Noemi?
«È l’ennesima esemplificazione
della mignottocrazia, ossia di una
classe dirigente selezionata anche
con criteri sessuali.
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