Massimo Teodori
Lo scandalo P2 scoppiato allinizio degli anni Ottanta è ricordato dallopinione pubblica come una supertrama eversiva di stampo reazionario orchestrata da Gelli e compagni contro il Partito comunista e la sua ascesa al governo. A diffondere questa falsa vulgata ha molto contribuito una pubblicistica che ha ispirato giornali, libri, una parte dellattività giudiziarie e che ha avuto come riferimento la relazione di maggioranza della commissione dinchiesta parlamentare della presidente Tina Anselmi approvata da Dc, Pci e Psi.
In realtà il fenomeno P2 è stato una cosa del tutto diversa. In concreto la cosiddetta «loggia» coordinava attraverso il suo capo Gelli interessi che andavano da importanti settori finanziari ed editoriali a comparti militari e di intelligence e dalleconomia alla pubblica amministrazione, tutti collegati in rete per rafforzare il potere dei propri adepti allinterno e non contro il sistema politico.
In definitiva la P2 non fu mai, come la si rappresentava, un gruppo eversivo di destra ma il suo esatto contrario, vale a dire una lobby stabilizzatrice del potere esistente, in particolare di quei partiti che nella seconda metà degli anni Settanta dominavano il Paese.
In tal senso, nelle operazioni spesso illegittime che passavano attraverso la rete P2 il Partito comunista di Enrico Berlinguer era coinvolto al pari, forse in maniera più intelligente, della Dc e del Psi. Perché allora il sistema di potere politico era il compromesso storico che ebbe lincubazione verso la metà degli anni Settanta e durò sostanzialmente fino a quando, ai primi anni Ottanta, vennero alla luce i maneggi piduisti e si formarono nuovi equilibri politici che si gettarono alle spalle il compromesso storico.
Tra le operazioni più importanti in termini di potere e di denaro che maturarono con gli auspici della P2 vi fu lintero caso Rizzoli-Corriere della sera con il riassetto dellintero comparto della stampa italiana e laltro, collegato, riguardante Calvi-Banco Ambrosiano.
m.teodori@mclink.it
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