I gendarmi della memoria contro la Rai e «Il sangue dei vinti»

Non solo accuse di «rigurgiti revisionisti», ma anche di «snaturamento della realtà storica» e dunque un severo richiamo rivolto allo «schieramento democratico ed antifascista».
Il noioso e ripetitivo ritornello che suona come «attenti la democrazia è in pericolo» questa volta è stato lanciato dal comitato provinciale di Bologna dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. I membri emiliani dell’Anpi non hanno infatti digerito la recente messa in onda, da parte della Rai, del film Il Sangue dei Vinti. I partigiani si sono indignatati: «La distorsione degli eventi è apparsa ancora più marcata nella parte, intollerabile, successiva alla Liberazione, quando si è infangata in misura sconcia la Resistenza, cui sono stati addossati deprecabili episodi avvenuti nell’immediato dopoguerra ed ai quali essa è stata del tutto estranea».
Ancora una volta i nostalgici della Resistenza invece di cercare di fare i conti con la loro storia preferiscono negare il dialogo e rifugiarsi dietro un incomprensibile difesa, lanciando strali contro chiunque osi non allinearsi alla loro verità. Lo storico arroccamento dell’Associazione nazionale partigiani, difeso dalle forze di sinistra, dimostra la debolezza delle proprie convinzioni.
È preferibile accusare sbandierando la tesi del revisionismo piuttosto che cercare di aprire un pacato e scientifico confronto sul tema della resistenza.
Tutti in Emilia sanno che cosa è accaduto nell’immediato dopoguerra, e lo sanno anche molti dell’Anpi.

È anacronistico ed antistorico continuare a negare fatti incancellabili. Chi non ricorda l’appello di un vecchio partigiano «Chi sa, parli»? Chissà se i membri dell’Anpi hanno visto il film del massacro di Katyn. Anche quello un esempio di revisionismo?

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