
Sono tre i cardinali lombardi che in questo tempo di «sede vacante» per la Chiesa, reciteranno un ruolo determinante nella transizione dalla cattedra di Francesco a quella del suo successore. Ruoli molto diversi, ma tutti estremamente importanti per indirizzarne il futuro.
Trattative più o meno segrete a parte già in corso, gli impegni più immediati sono quelli che spettano al Decano del collegio cardinalizio Giovanni Battista Re a cui toccherà presiedere il funerale di sabato e convocare il Conclave. Quello nel quale entrerà cardinale e potrebbe uscire Papa il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e dove sarà chiamato a votare il vescovo di Como Oscar Cantoni. Tutti e tre porporati che sono stati nel tempo molto vicini a Bergoglio e che proprio per questo di certo ne conservano insegnamenti e suggerimenti per affrontare i futuri snodi religiosi e soprattutto politici che la comunità cattolica dovrà affrontare.
Uomo di grande esperienza e una vita trascorsa ai vertici del Vaticano, il cardinale Re, camuno di Borno, è oggi novantunenne e per questo dovrà organizzare il conclave, ma all'«Extra omnes» (fuori tutti) sarà costretto a lasciare la Cappella Sistina insieme a tutti gli altri over 80. Nel frattempo avrà però celebrato il funerale di sabato davanti ai portenti del mondo, dopo aver già celebrato l'eucarestia nella messa funebre per Papa Benedetto XVI presieduta da Bergoglio. Fatto questo, saranno i suoi 24 anni da cardinale e 54 nella curia vaticana, uniti alla carica di Decano del collegio cardinalizio e gli 11 anni da sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, a farne una delle figure chiave nella scelta del prossimo Papa. Così come era già stato nelle elezioni di Ratzinger e Bergoglio.
Stretto il legame con Francesco anche per il cardinale Cantoni. Nato a Masnate, frazione di Lenno, provincia e diocesi di Como, il primo settembre 1950, fu nominato vescovo di Crema nel 2005 da Giovanni Paolo II. Il 10 settembre 2016 incontra Papa Francesco che gli preannuncia la sua nomina a vescovo di Como e il 29 maggio 2022, al termine del Regina Caeli, annuncia la sua creazione a cardinale. A completare il tridente dei lombardi monsignor Pizzaballa. Nato a Cologno al Serio (Bg) il 21 aprile 1965, nel 1984 entra nell'Ordine dei frati minori francescani ed è ordinato sacerdote nel 1990, trasferendosi a Gerusalemme dove oggi è il Patriarca latino. Nel 1995 ha curato la pubblicazione del Messale romano in lingua ebraica, nel 2004 diventa custode di Terra santa. Nota e rilevante la sua opera di mediazione durante le fasi più acute del conflitto israelo-palestinese. «Gaza rappresenta un po' tutto quello che è stato il cuore del pontificato del Papa», ha detto ieri ai giornalisti a Gerusalemme ricordando il suo sostegno alla popolazione della Striscia e l'impegno verso la piccola comunità cattolica nell'enclave palestinese». Ricordando quanto Francesco abbia caldeggiato la pace e la «vicinanza ai poveri e agli emarginati: era molto legato alla comunità di Gaza, alla parrocchia, li chiamava anche tutti i giorni, ogni sera alle 19». E così il Papa «è diventato per la comunità qualcosa di stabile e anche di confortante e lui lo sapeva: lavorava per la giustizia... ma senza entrare a far parte del conflitto. Per noi, per la Chiesa, lascia un'eredità importante». Non solo. «Anche se le autorità locali...
non erano sempre contente» delle sue dichiarazioni, erano «sempre molto rispettose» dice, riferendosi alle volte in cui i commenti del Papa sulla guerra di Gaza hanno spinto Israele a reagire. Parole che ne potrebbero fare un candidato alla successione di Bergolio, ma anche frenarne la corsa.
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